Buongiorno a tuttə. Questo sarà il primo articolo pubblicato su questo blog per la festa di quest’anno e probabilmente l’ultimo che verrà pubblicato su questo sito.
Domani (se non ho perso troppo il conto dei giorni) inizierà la Festa del Mandorlo in Fiore, la 75esima edizione.
Avrei avuto molto piacere di vederla; la festa è stata sospesa per due anni per vicissitudini legate alla pandemia e, domani, avrei avuto piacere di seguire l’accensione del tripode, etc.
Dai giornali (diciamo che ho avuto delle vicissitudini personali) apprendo che si è iniziato sin dal 21 Febbraio con gli eventi ma che la Festa vera e propria inizierà domani.
Adesso, con il vostro permesso, mi piacerebbe tornare al titolo e parlare dell’Hanami.
Hanami (花見 lett. “guardare i fiori”) è un termine giapponese che si riferisce alla tradizionale usanza di godere della bellezza della fioritura primaverile degli alberi; grazie al clima mite e mediterraneo, in Sicilia (e particolarmente ad Agrigento) i mandorli fioriscono precocemente in Febbraio.
Quindi, in Febbraio, è meraviglioso andare alla valle ad ammirare gli antichi templi greci, immersi in un ambito paesaggistico che non ha nulla da invidiare ad altri siti archeologici di rilievo mondiale.
Se mai vi trovaste a passare per Febbraio per Agrigento scoprireste una realtà un po’ diversa da quella che si vede durante la Festa (che si tiene a Marzo).
La città cade a pezzi, le strade sembrano bombardate per via delle buche, la spazzatura viene raccolta male e in base alla simpatia dell’operatore ecologico di turno, l’acqua (problema storico) viene ancora erogata in base a turnazioni e non è h24 (per non parlare del fatto che dovrebbe essere potabile ma che solo un aspirante suicida ci cuocerebbe gli spaghetti).
Potrei anche continuare a lungo (essendo il luogo in cui sono nato e ho vissuto per così tanto tempo ve ne saprei indicare parecchie di storture) ma non ha molto senso; il mio interesse non è boicottare l’evento bensì spingere i turisti che verranno a trovarci anche in futuro a guardare di più dietro la scenografia che gli viene messa davanti.
È evidente che le uniche due belle strade dritte del paese vengano tirate a lucido, va bene ed è giusto che sia così; quello che mi chiedo è perché per tutta la rimanenza dell’anno io debba vivere in un cesso di posto ai limiti della classifica del Sole 24 Ore.
Chiedo un favore ai turisti e a chiunque si senta di volere migliorare un poco quella che, nei secoli andati, era una ricca e fiorente città: aiutateci perché noi non ne siamo capaci!
Lo devo ammettere: io per primo non sono mai stato capace di scrivere una sostanziosa email al comune o di mettere recensioni negative alle attività commerciali che frequentavo abitualmente.
Quindi, se chi legge questo pezzo vuole dare una mano, sarebbe bellissimo dare recensioni a tutto quello che vedete: date ottime recensioni a chi vi tratta bene (e mi auguro che siano tutti).
Però, poi, per piacere… lasciate le uniche due strade dritte del paese e visitate il centro storico: cade a pezzi non solo per incuria ma proprio come logica di gestione; dopotutto, una volta che tutte le vecchie case dei nostri nonni e bisnonni, costruite con sudore e fatica proprio con quei conci di arenaria che mi fanno sentire a casa, saranno crollate, il problema si sarà risolto da solo.
Dopo un bel giro nel centro storico avrete visto l’altro volto di Agrigento… però il grand tour non è ancora finito: andate in Via Gallo (è una parallela della via Atenea): non si capisce come, in pieno centro cittadino e a pochi metri dal corso, sopravvivano delle sporadiche meretrici, relegate in un ghetto che forse (ma non era giusto neanche allora) poteva avere senso cinquant’anni fa.
Il ghetto ormai è mentale e all’agrigentino va bene così: dopotutto è un noto fatto storico che l’agrigentino è un somaro a cui piace aver messo il paraocchi; Akragas (quando era una polis greca) scelse la tirannia con Terone, nel referendum alla fine della seconda guerra mondiale scelse la monarchia e sono più che sicuro che, casomai si dovesse ripetere la nota storiella, non avrebbe dubbi e tra Gesù e Barabba lascerebbe libero di nuovo Barabba (probabilmente il Ponzio Pilato di turno non potrebbe fare la scenetta del lavarsi le mani in quanto mancherebbe l’acqua).
Forse, in verità, l’acqua non mancherebbe… perché dipendentemente dall’ammanicamento del Pilato di turno arriverebbe un solerte fontaniere a dare l’acqua al suo uffizio lasciando altri senza.
Che dirvi: innanzitutto grazie per essere arrivati fin qui nella lettura di questo articolo e poi la mia speranza è che, nella vostra visita ad Agrigento, durante la Festa, visitiate anche le parti un po’ più degradate e le mettiate online.

Da sempre appassionato di tecnologia non ho mai smesso di credere nell’open-source e nella condivisione della conoscenza. Laureato in ingegneria civile per un errore di gioventù ed utilizzatore di Linux dal 1998 (la prima distrubuzione era una Slackware… e la prima non si scorda mai 🙂 )