A cura di “Associazione Agrigento Sotterranea Onlus”
La città di Agrigento, grazie alla sua millenaria storia, presenta un patrimonio sotterraneo di notevolissimo interesse e costituito da cavità artificiali localmente conosciute come gli “Ipogei di Agrigento”.
Questi ipogei sono essenzialmente strutture cunicolari scavate dall’uomo, in periodi diversi, nella stessa roccia con la quale sono stati edificati i monumenti della città e buona parte del suo centro storico: cavità meandriformi, pozzi e grandi cameroni scavati nella calcarenite giallastra al di sotto dell’antica acropoli di Akragas e sotto lo splendido paesaggio della sua area sacra, la Valle dei Templi.
Le fonti storiche fanno risalire al 480 a.C. il periodo in cui vennero iniziati i lavori di realizzazione di queste strutture ipogee.
È l’anno decisivo dello scontro greco-punico in Sicilia conclusosi con la vittoriosa battaglia di Imera che segnò l’apice della grandezza politico-economica dell’antica Akragas e la sua sfera d’influenza.
In quella occasione, un elevatissimo numero di schiavi cartaginesi giunsero in città e furono impiegati nei lavori più massacranti quali appunto il taglio delle pietre e la costruzione dei condotti sotterranei e dei maestosi templi della Valle.
Alcuni ipogei, come quelli presenti nella zona del cd. Santuario Rupestre alla Rupe Atenea (probabilmente datati al VII sec. a. C) ed altri ancora presenti nel centro storico, si pensa siano stati realizzati in epoche addirittura precedenti.
La maggior parte di queste cavità, per tipologia, ubicazione e sviluppo planimetrico, furono realizzate per assolvere all’atavico fabbisogno di acqua, tipico delle nostre terre.
Altre cavità, caratterizzate dalla forma spiccatamente tronco-conica, vennero sfruttate per immagazzinare derrate alimentari mentre altre come vere e proprie cave sotterranee di conci di calcarenite.
A questa ultima tipologia è assimilabile la più imponente cavità presente nel sottosuolo agrigentino, l’”ipogeo del Purgatorio” o “Labirinto”, così chiamato per le particolari geometrie che caratterizzano questo sistema che consta di ambienti scavati secondo il sistema “a camere e pilastri”.
Molti sono i casi in cui da una originaria tipologia si passava, con ulteriori riadattamenti, ad una tipologia diversa in periodi successivi.
Queste cavità vennero massicciamente rivalutate durante il periodo bellico della prima e seconda guerra mondiale, quando durante i bombardamenti vennero sfruttate come rifugi, soprattutto durante le incursioni aeree.
Una delle strutture ipogee presenti ad Agrigento, nel cuore della Valle dei Templi, è l’ipogeo della Kolymbetra-Porta V; un percorso sotterraneo, scavato interamente dall’uomo, risalente al V sec. a.C. (probabilmente il 480) e aperto alla fruizione del pubblico dall’aprile 2017 grazie alla sinergia tra l’associazione Agrigento Sotterranea Onlus e il Fondo Ambiente Italiano (FAI).
Questo ipogeo rientra tra i cd. “canali drenanti” (o “acquedotti feacei” dal nome dell’ architetto Feace al quale, secondo le fonti, fu affidata la progettazione) per la captazione e la dirottazione dell’acqua nel grande bacino idrico (a scopo religioso e civile) che era la Kolymbethra.
È caratterizzato da una sezione rettangolare a volta piana (larghezza 50/70 cm circa e altezza a partire da 1,70 metri) e uno sviluppo planimetrico di circa 185 metri (di cui i primi 100 circa paralleli al banco Sud-Est della Kolymbethra, mentre il restante ramo taglia la terrazza sacra occidentale della Valle).
Per buona parte del suo andamento, si presenta “fossile”, ovvero senza presenza d’acqua, anche se nel tratto finale si ritrovano concrezionamenti attivi e lame di carbonato di calcio che rivestono le pareti calcarenitiche e testimoniano presenza di acqua e la lenta trasformazione in un paesaggio tipico di grotta dalla bellezza straordinaria.
Questo percorso ha un agevole accesso all’interno del Giardino della Kolymbethra con una uscita in prossimità della Porta V, nelle vicinanze del Tempio di Castore e Polluce.
Lo sviluppo dell’Ipogeo, semplice e facilmente percorribile, è intervallato da due pozzi verticali, uno nei pressi della biglietteria della Kolymbethra (da cui possibile entrare e uscire e la sua funzione in antico era quello di avviare uno dei fronti di scavo dell’ipogeo) ed un secondo sul pianoro calcarenitico su cui è stato edificato il Tempio dei Dioscuri, costituito da un pozzo (idrico in antico e funzionale all’altare rinvenuto nelle vicinanze) verticale a sezione rettangolare e profondo circa 10 metri.
Si possono osservare tracce lasciate sulle pareti durante l’antico scavo e come veniva illuminato, ovvero mediante nicchiette scavate a intervalli regolari lungo la volta nelle quali si ponevano le lucerne.
All’interno dell’ipogeo l’ambiente è fresco e asciutto.
La visita è aperta a tutti, grandi e bambini, purché equipaggiati di grande curiosità ed interesse e pronti ad intraprendere un viaggio magico e misterioso all’interno di una valle che non ci si aspetta ma che rapirà per sempre il cuore.
Per maggiori informazioni e prenotazioni basta visitare il sito internet dell’associazione www.agrigentosotterranea.it.

Da sempre appassionato di tecnologia non ho mai smesso di credere nell’open-source e nella condivisione della conoscenza. Laureato in ingegneria civile per un errore di gioventù ed utilizzatore di Linux dal 1998 (la prima distrubuzione era una Slackware… e la prima non si scorda mai 🙂 )