
Oggi vorrei narrarvi la storia dell’albero di mandorlo, quell’albero che, insieme all’omonima festa, ha sempre rallegrato il mio cuore ed i miei occhi ogni volta che lo vedo fiorito nella bella Valle dei Templi, ad Agrigento.
Secondo il mito narrato dal bardo cieco, l’albero esiste come atto di compassione della dea Atena verso uno sfortunato amore.
Se andiamo a cercare in uno di quei bellissimi e polverosi volumi di mitologia, troveremo la storia della passione tra due sfortunati amanti: la bella Fillide ed il valoroso Acamante.
Si tratta di una vicenda tra le più commoventi che la mitologia greca ci tramanda, ricca di pathos ma anche di delicatezza e speranza verso il futuro.
Acamante parte per la guerra, la guerra di Troia; durante il viaggio si trova a sostare per qualche giorno in Tracia.
Durante la sosta, Acamante, figlio di Fedra e Teseo, conosce la bellissima principessa tracia Fillide e, come nella migliore tradizione mitologica e romantica, tra i due nasce un amore delicato e sconvolgente.
Tuttavia le Parche, che tutto filano, hanno in serbo per i due un diverso destino: Acamante deve riprendere il suo viaggio verso la città di Troia e qui rimane per i dieci lunghi anni della guerra a lottare e guerreggiare.
Fillide aspetta l’amato per tutto questo tempo e, non vedendolo arrivare ne avendo sue notizie, muore di dolore.
La bella e sfortunata storia d’amore non sfugge agli occhi della dea Atena, che decide di regalare una sorta di immortalità a Fillide, trasformandola in un albero di mandorlo.
Acamante, finalmente di ritorno dalla guerra, alla fine dell’inverno ritorna in Tracia per incontrare Fillide e qui apprende il destino che le è toccato in sua assenza: egli è distrutto dal dolore e decide di recarsi a trovare l’albero per piangere la sua bella.
Giunto all’albero, Acamante lo abbraccia e qui avviene il miracolo: l’albero, che era stata Fillide, fiorisce regalando all’amato i suoi delicati fiori di quel bel colore bianco e leggermente venato di violetto che sono caratteristici.
Come insegna il saggio Platone, i miti sono come ombre che vengono proiettate a noi, che siamo imprigionati in una caverna, per cui riusciamo a coglierne solo il riflesso.
La fioritura di quest’albero avviene già nel tardo inverno e precede la stessa primavera.
L’albero è il primo a sbocciare e, i suoi fiori sono considerati un simbolo di speranza e delicatezza.

Da sempre appassionato di tecnologia non ho mai smesso di credere nell’open-source e nella condivisione della conoscenza. Laureato in ingegneria civile per un errore di gioventù ed utilizzatore di Linux dal 1998 (la prima distrubuzione era una Slackware… e la prima non si scorda mai 🙂 )