Graziella Spina: colei che guida attraverso la storia

Vi presentiamo la Dott.ssa Graziella Spina, guida turistica abilitata che ci parla del suo lavoro (che poi è anche la sua passione)… 🙂

 

Salve… ti va di presentarti?

Salve, mi chiamo Graziella Spina e ho quasi 42 anni. Sono una donna come tante, che cerca di conciliare un marito, due bimbi piccoli, una di 4 l’altro quasi di 3 anni, una casa e… fortunatamente un lavoro!

 

Cosa fai nella vita?

Nel passato ho svolto diversi lavori, spaziando dal mondo dell’insegnamento a quello del turismo, grazie anche ai diversi titoli di studio che ho conseguito (tre diplomi, una laurea, diversi corsi di formazione). Comunque da 12 anni mi dedico quasi esclusivamente a quella che è da sempre stata la mia passione, ovvero la storia e l’arte. Sono infatti una guida turistica autorizzata della Regione Sicilia.

 

Ti va di spiegarci in cosa consiste il tuo lavoro?

E’ un lavoro che forse non tutti conoscono nella sua vera essenza… Spesso, quando dico di essere una guida mi si dice: “Bello! Ti divertirai un sacco a portare in giro le persone!”. Sì, mi diverto anche, ma la guida non è solo chi fa divertire la gente, per quello ci sono gli animatori turistici! La guida turistica è una figura professionale specializzata, che accoglie le persone nel sito da illustrare e li accompagna alla scoperta di un mondo dimenticato e spesso sconosciuto, che però continua a vivere in una dimensione diversa dalla nostra. Io, nello specifico, mi trovo a vivere questa “dimensione” nella Valle dei Templi, dove accompagno gruppi di turisti dal 2005.

 

Come è nata questa passione?

Da sempre il mondo della cultura classica mi ha affascinato, un mondo in cui lo spirito umano ha saputo esprimere al massimo la propria essenza in tutti i campi dello scibile, dalla filosofia alla matematica, dalla letteratura all’architettura. E ad Agrigento, in particolare, l’architettura classica greca ha raggiunto il suo massimo splendore nelle costruzioni templari e non solo…
Quando accolgo i miei gruppi di visitatori ed entro nel sito, mi sento catapultata in un’altra realtà, sento di rivivere in quell’epoca, di respirare quell’aria intrisa di profumo di ulivi, che anche allora sicuramente, con le loro fronde, offrivano protezione dalla calura estiva ai visitatori del tempio…quell’aria oggi intrisa di profumo di mandorli e di brezza che spira dal nostro “mare africano”e che fa da cornice a questo incantevole posto fuori dal mondo. Quando racconto la nostra storia cerco di far rivivere alle persone che ho davanti quel mondo ormai scomparso, di cui le nostre vestigia testimoniano ancora la grandezza e lo splendore; cerco di far capire che la perfezione di un tempio classico era lo specchio della concezione della vita e del mondo di allora; che le astruse formule matematiche che stanno dietro alla facciata del tempio si ispirano alla perfezione della natura; quando racconto qualche episodio della mitologia cerco di far notare che alla base c’è sempre un l’elemento concreto o reale che possiamo rapportare al mondo moderno; quando, nel corso della nostra passeggiata nella storia e nella cultura, passiamo dalle testimonianze greche a quelle ellenistiche e ancora romane e cristiane, faccio notare che il nostro passato non è morto, ma continua a vivere non solo nelle nostre rovine, ma nell’evoluzione stessa del genere umano, che con i suoi corsi e ricorsi storici, dovrebbe insegnarci a guardare indietro per andare avanti, a fare delle rovine del passato le fondamenta del futuro. Vi assicuro che non c’è niente di più gratificante che ricevere dai propri clienti, alla fine della visita, i ringraziamenti non per avergli fatto vedere il sito, ma per averglielo fatto “vivere”.
Ho sempre pensato che nella vita sia giusto cercare di fare quello che più ci piace e ci gratifica; purtroppo non tutti hanno questa possibilità. Io mi sento molto fortunata per essere riuscita a fare della mia passione il mio lavoro, ed è questo che fa la differenza. Essere guida è prima di tutto un modo di essere e di pensare, e poi è anche una professione. Nessuno apprezzerebbe una persona che spiega a “macchinetta” la storia di Akragas o la struttura architettonica del tempio della Concordia…per quello ci sono le audioguide o i libri sul sito. Noi “guidiamo” le persone attraverso la storia, rendendole non meri spettatori ma protagonisti di questo viaggio!
Detto ciò, è vero anche che mi diverto, perché nelle 2 ore di visita che trascorriamo insieme al gruppo si instaura uno strano rapporto tra il gruppo e la guida. La guida è quasi sempre un siciliano, ed è risaputo che in noi è insita questa vena ironica che fa da sottofondo alle spiegazioni e che talvolta le alleggerisce. Anche questo è apprezzato dai visitatori, soprattutto stranieri. Lo dico per esperienza diretta, poiché io lavoro quasi esclusivamente con gruppi in lingua tedesca, che costituiscono un pubblico, sì molto esigente, ma altrettanto gratificante.
Queste persone che organizzano le loro vacanze nella nostra isola vogliono conoscerci a 360°, vogliono conoscere le nostre origini, la nostra storia, ma anche il nostro presente, il modo di vivere della gente comune, cosa mangiamo, cosa coltiviamo, quanto guadagniamo, come viviamo insomma.
Va bene… arrivano i turisti e tu li vai a prendere all’aeroporto ? Ci spieghi la differenza tra i due ruoli? Nello specifico, accogliere il gruppo all’aeroporto e dare un quadro generale sulla nostra cultura isolana è compito dell’accompagnatore turistico, che accompagna appunto il gruppo durante tutto il viaggio. Infatti, cosa che forse non tutti sanno, c’è una sostanziale differenze tra guida e accompagnatore turistico, come specificato anche dalla Legge regionale n.8 del 3 maggio 2004. Questa legge, agli articoli 1 e 4, delinea le figure e i compiti di guida e accompagnatore:

ARTICOLO 1
Definizione della professione di guida turistica

  1. E’ guida turistica chi, per professione, accompagna persone singole o gruppi di persone nelle visite a siti paesaggistici e naturalistici ed a beni di interesse turistico quali monumenti, opere d’arte, musei, gallerie, scavi archeologici, illustrandone le caratteristiche culturali, storiche ed artistiche. La professione di guida turistica disciplinata ai sensi della presente legge corrisponde ad attività di guida specializzata.

ARTICOLO 4
Definizione dell’attività di accompagnatore turistico

  1. E’ accompagnatore turistico chi, per professione, accoglie o accompagna singole persone o gruppi di persone durante viaggi attraverso il territorio nazionale o all’estero per curare l’attuazione dei programmi di viaggio predisposti dagli organizzatori e assicurare i necessari servizi di assistenza per tutta la durata del viaggio, fornendo, inoltre, informazioni significative di interesse turistico sulle zone di transito, al di fuori dell’ambito di competenza delle guide turistiche.

 

Anche se oggi la materia turistica dal punto di vista legislativo è in continua evoluzione, in parte anche per allinearsi alle direttive liberali europee, che tendono appunto a liberalizzare questa professione senza più limiti geografici provinciali, questi due articoli esistono ancora oggi. Cerco di spiegarmi meglio: in tanti stati dell’Unione europea ad oggi non esiste legge in materia turistica, ovvero, non esistono figure formate dal punto di vista professionale per svolgere questo lavoro; ad esempio, arrivano spesso insieme al gruppo straniero figure indefinite che accompagnano il gruppo stesso(loro si definiscono accompagnatori, che da noi, per la nostra legge, non sono tali). Quindi, almeno da questo punto di vista l’Italia è molto avanti rispetto all’Europa. Su questo discorso potrei scrivere fiumi si parole, perché, come dicevo poc’anzi, questa è una materia in continua evoluzione, ad esempio io che sono vincitrice di concorso bandito dalla Regione Sicilia nel 2004, nasco come guida provinciale, negli ultimi anni , con la liberalizzazione, non esistono più gli ambiti provinciali e quindi sono ad oggi guida regionale.

 

Che percorso formativo consiglieresti a chi volesse seguire le tue orme?

Oggi per fare la guida turistica bisogna essere in possesso di una laurea, parlare fluentemente almeno una lingua straniera e partecipare ad un concorso bandito dalla Regione con cadenza biennale. Si entra così in possesso di una abilitazione alla professione di guida.
Inutile aggiungere che per fare questo lavoro è necessario amare la storia, l’arte, l’architettura, bisogna essere in grado di relazionarsi a un pubblico più o meno vasto, avere una buona dialettica, saper comunicare con leggerezza ma incisività…e queste cose purtroppo non ce le insegnano a scuola…si può essere vincitori di concorso, ma poi subentra la “selezione naturale”: se non riesci a trasmettere, se non arrivi al pubblico, hai vita breve…conosco tante persone che hanno una conoscenza e una cultura invidiabile, ma se non riesci a trasmetterla è tutto solo materia morta.

 

Come attrazioni turistiche qual è la più “gettonata”?

Nella nostra provincia ci sono tantissime attrattive che i visitatori apprezzano tanto, a partire dalla valle dei templi che, ovviamente è il sito più visitato. Spesso anche noi cerchiamo di indirizzare i visitatori a scoprire di più della nostra provincia, come la scala dei turchi o il teatro greco di Eraclea, o anche a riscoprire i centri storici dei paesi che gravitano intorno ad Agrigento, ad esempio negli ultimissimi anni è rifiorita Porto Empedocle con le varie opere di miglioramento della zona del porto, o anche Favara che ha subito una profonda trasformazione grazie all’opera e ad investimenti di privati. Ma senza allontanarci da Agrigento, è cosa alquanto risaputa che quasi tutti i turisti che arrivano alla valle non proseguono la visita nel nostro centro storico. O almeno così era fino a poco tempo fa, perché stranamente una città dalla forte vocazione turistica non era attrezzata a ricevere visitatori. In questo senso, ultimamente si è cercato di promuovere iniziative per portare gente al centro, come ad esempio mettere la segnalazione turistica che è da sempre stata una pecca di Agrigento ed anche una delle lamentele più frequenti.

 

Sempre come attrazione turistica… qual’è la “scoperta” più bella per un turista?

Chi vede il centro storico, chi passeggia per la via Atenea e si inerpica su per gli stretti vicoli che si aprono sulla “strada maestra” rimane affascinato dalle viuzze, dai cortiletti, dai panni stesi che riportano indietro tempo… e senza che te lo aspetti spunta un ristorantino dove magari gustare una buona pasta alla norma o perché no, una pepata di cozze! E se si vuole gustare qualcosa di ancora più tipico allora suggerirei al mio turista di fermarsi in un qualsiasi bar a gustare un arancino al ragù o, se si preferisce il dolce, un cannolo alla ricotta! Chiunque abbia ricevuto questi piccoli suggerimenti ancora pensa ad Agrigento con l’acquolina in bocca e… la malinconia nel cuore. Chi vede e vive Agrigento una volta, ne serberà un indelebile ricordo per tutta la vita.
Spero di non aver annoiato nessuno dei lettori, ma parlare di ciò che amo mi fa perdere la cognizione del tempo e dello spazio…

 

Se qualcuno volesse contattarti puoi lasciarci i tuoi recapiti?

Per ogni suggerimento, chiarimento o semplicemente per una passeggiata “Storica” potete contattarmi

Dott. ssa Spina Graziella
cell. +39.339.6580808
email: [email protected]
www.agrigentoguide.org

 

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Intervista a Luca Criscenzo, Presidente del “Gergent”

panoramica al tempio della concordia ad agrigento al festival i bambini del mondo

 

Il Mandorlo in Fiore si avvicina. Da presidente dell’associazione culturale “Gergent”, come vive questa fase di attesa per un evento che la vede coinvolto così da vicino?

E’ un attesa che ti affascina come la partecipazione agli altri festival internazionali, sicuramente si vive con una trepidazione particolare in quanto partecipare ad un evento cosi atteso ed importante nella tua città, ogni anno lascia un emozione diversa e dei ricordi indelebili.

Claudio Criscenzo è stato il fondatore di “Gergent” nel 1992, ma anche del “Festival Internazionale I Bambini nel Mondo” nel 2001. Qual è il suo ricordo più importante legato a lui?

Naturalmente i ricordi di mio padre sono molteplici, in quanto ho vissuto la sua figura in tutti modi possibili padre, presidente, amico, fratello, e quindi sintetizzare un suo ricordo è davvero troppo riduttivo, forse potrei scrivere un libro o una trilogia per raccontare ogni ricordo che mi lega a lui. Posso dire che nella vita lavorativa mi ha insegnato ad affrontare i problemi cercando di risolverli con calma e serenità senza abbattermi e di superare il problema trasformandolo in una risorsa.

Da dove nasce principalmente il repertorio di canti e danze che caratterizza “Gergent”?

Naturalmente gran parte del repertorio del Gruppo Gergent nasce proprio dal profondo studio di ricerca che ha fatto il suo fondatore Claudio Criscenzo, che successivamente sia io che altri componenti del gruppo hanno ampliato e completato. Oggi il gruppo ha un vasto repertorio che racchiude tutta la vita popolana siciliana, dai carrettieri ai mietitori, dai pescatori ai vinnignara, dai picurara alle comari o alle storie d’amori che nascevano tra i campi e nel paese.
Quale edizione del Mandorlo in Fiore ricorda con maggiore piacere? Perché?
Certamente la prima Sagra del Mandorlo In Fiore, nel lontano 1988, avevo solo 10 anni e suonavo “u bummulu” con l’orchestra del Città di Favara e sfilare lungo le vie cittadine gremite di gente che ti applaudiva e sorrideva, per un bambino era davvero un emozione unica.

A cosa si ispirano, in particolare, i costumi tipici dei ragazzi di “Gergent”?

Come già accennato in precedenza i costumi maschili si ispirano ai carrettieri del’ 800, mentre quelli femminili alla popolana del’ 800.

Oltre a far rivivere le tradizioni popolari agrigentine, quali altri scopi si prefigge “Gergent”?

Credo che la nostra attività oltre ad avere un alto valore culturale e di promozione turistica in campo nazionale ed internazionale, ha uno scopo educativo e formativo e di promozione sociale verso gli stessi componenti del gruppo.

Con “Gergent” ha avuto la possibilità di partecipare a numerosi festival del folclore. Ci sono delle difficoltà particolari che un gruppo folcloristico incontra nel partecipare ad una manifestazione come il Mandorlo in Fiore o altre manifestazioni simili in giro per l’Italia e il mondo?

Credo che le uniche difficoltà siano quelle economiche, vista la grave crisi che attanaglia tutto il mondo, quindi sia per i nostri gruppi folcloristici che vanno all’estero sia per quelli che partecipano al Mandorlo in Fiore l’unica difficoltà sia affrontare le spese per il viaggio. In questo momento storico particolare e difficile inoltre è diventato impossibile partecipare a festival che si trovano in paesi a rischio di attacco terroristico.

Cosa fa insieme ai ragazzi della sua associazione per far avvicinare e appassionare i giovani alle tradizioni popolari in generale e al Mandorlo in Fiore in particolare?

Fare avvicinare i giovani d’oggi alle tradizioni popolari o al folclore è sempre più difficile e complicato, una delle soluzioni è farli innamorare fin da piccoli a questo mondo cosi affascinante. I gruppi dei bambini costituiscono un vivaio ed il futuro di sopravvivenza per i gruppi, ed inoltre far rivivere e divulgare l’identità siciliana ai bambini fa si che le nostre tradizioni non vengano perdute.

Ci sono delle novità che ci può anticipare in merito al Festival Internazionale i Bambini nel Mondo di quest’anno?

Come ben sapete la conferenza stampa sarà nei prossimi giorni, quindi non posso anticiparvi molto, ma da Presidente dell’Aifa, organizzatore del Festival Internazionale “I Bambini del Mondo” mi pregio di dirvi che l’evento ha avuto il patrocinio della Commissione Italiana per l’Unesco per l’alto valore dell’iniziativa intesa a promuovere i valori della pace e della fratellanza.

Data la sua esperienza, se le venisse chiesto di prendere in questo momento un provvedimento in merito alla prossima manifestazione del Mandorlo in Fiore che cosa proporrebbe?

Proporrei di istituire un tavolo tecnico in cui le varie figure professionali presenti nel territorio folclore, turismo, ristorazione, spettacolo si integrino con le varie amministrazioni per la crescita fattiva ed esponenziale della manifestazione.

 

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Il costruttore di Pupi di Agrigento: Carmelo Guarneri

Collezione Carmelo Guarneri puparo ad Agrigento

Nonostante il teatro dell’opera dei pupi fonda le sue origini ottocentesche nelle due maggiori città dell’isola, Catania e Palermo, anche Agrigento vanta il prestigio di questa tradizione nel maestro d’arte Carmelo Guarneri, che ha cercato di imparare autonomamente la costruzione dei pupi siciliani.

Carmelo Guarneri Mastro Puparo
Il Maestro Guarneri non rinuncia alla tecnologia per creare i suoi capolavori.

Carmelo Guarneri, che espone già da anni la sua collezione nella sala del piano terra della Pinacoteca dell’Ex Collegio dei Filippini, spiega come questa “arte”, che abbraccia da secoli l’area occidentale e orientale della Sicilia, sia arrivata a influenzare la sua professione artistica.

Il maestro agrigentino originario del quartiere storico Bac Bac, fin da piccolo denota una particolare inclinazione per il disegno e la pittura, che coltiva per anni come autodidatta. Frutto delle sue origini nel quartiere storico di Agrigento, è la numerosa collezione dei dipinti nella quale testimonia gli scorci della sua infanzia tra passato e il presente, rivelando le trasformazioni che hanno subito quei luoghi dopo le vicende storiche della frana del ’66.

Affascinato dai grandi poemi epico cavallereschi (Orlando Furioso, Orlando Innamorato e il Morgante), e dalle gesta di Carlo Magno e dei suoi Paladini che il Guarneri comincia l’ideazione e la costruzione dei pupi siciliani.

Racconta come all’inizio della sua professione sceglie il prototipo del pupo catanese presto abbandonato per quello palermitano che diventerà fin dall’inizio della sua carriera artistica il modello di riferimento per la realizzazione dei pupi.

Afferma << Infatti mi sono accorto che la gamba era troppo tesa. Non mi piaceva! Il pupo palermitano ha la gamba che si piega, e si presta meglio ai movimenti >>

combattimento tra pupi ad agrigento
Improvvisazione di una scena effettuata dal Maestro e da suo figlio.

Difatti una delle differenze tra i pupi palermitani e catenesi sta proprio nelle flessibilità delle gambe che permettono ai pupi palermitani di avere una maggiore articolazione del movimento e potersi inginocchiare, aspetto tecnico non riscontrabile nei pupi catanesi che oltre a differenziarsi per l’imponente altezza sono meno dinamici e pertanto il manovratore sta in una posizione rialzata rispetto alla scena.

Il Maestro Carmelo Guarneri, rivela come lui non sia un oprante, e umilmente racconta come la sua arte non gli sia stata trasmessa da nessuno, né da un maestro né dal padre, l’unico aiuto che riceve è dalla nuora, abile ricamatrice degli abiti dei suoi pupi.

La costruzione dei pupi, analogamente a quanto avviene communente, si presta fedelmente alle descrizioni tecniche studiate da Antonio Pasqualino (1980) e Giuseppe Aiello (2011).

pupi guarneri in costruzione
Un esempio di pupi in lavorazione.

Il corpo delle marionette è costruito dall’artista con legno di faggio e si compone del busto, degli arti inferiori, realizzati in tre pezzi assemblati, e dagli arti superiori costituiti dai soli avambracci collegati alla spalla. Le teste sono scolpite in legno di cipresso e dipinte con colori a olio.

L’aspetto più difficile è la realizzazione delle armature, tecnica distintiva della pratica artigianale del costruttore delle marionette.

L’origine delle decorazioni delle armature s’ispirava, nella storia dell’opera dei pupi, alle prime xilografie dei poemi cavallereschi del Cinquecento e alla stampa popolare seicentesca, ma con il tempo si registrarono innumerevoli innovazioni tecniche artigianali.

Una parte della collezione Guarneri ad Agrigento
Una parte della collezione Guarneri ad Agrigento.

Il gusto estetico dell’armatura dei pupi del maestro agrigentino si presta, infatti, ai modelli più recenti dei pupi palermitani: le decorazioni di rrabbischi (arabeschi), borchie (bottoni) e losanghe saldate a sbalzo agli scudi e alle armature sono di un rame di colore diverso.

A fare da cornice a ogni marionetta sono le grandi tele realizzate dal Maestro che raccontano la pazzia dell’Orlando Furioso, il rapimento di Angelica, e altre vicende tratte dai poemi cavallereschi. Saraceni e paladini figurano in piccole tavole a olio, riprendendo i modelli delle sponde dei carretti siciliani.

La sua arte che onora una grande tradizione siciliana, non poteva mancare nella città di Pirandello che scriveva:

‘Pupi siamo, caro signor Fifì! Lo spirito divino entra in noi e si fa pupo.
Pupo io, pupo lei, pupi tutti.

E’ possibile visitare la collezione del Maestro Guarneri recandosi in Via Atenea, ad Agrigento; il suo recapito telefonico è +393341768941.

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Intervista ad Emanuele Lo Vato

Oggi intervisto Emanuele Lo Vato, che da molto tempo si occupa dell’annoso problema dell’acqua ad Agrigento (non vorremmo che ce ne fosse carenza durante la festa 😉 )

 

Emanuele Lo VatoCiao Emauele… ti va di presentarti?
Emanuele Lo Vato, ex dipendente della ex Telecom, svenduta al miglior offerente di scatole cinesi, oggi in pensione.

 

Ed adesso, dopo le presentazioni, passiamo alle domande serie… tu dedichi molto del tuo tempo a parlare della crisi idrica di Agrigento e delle mancanze del gestore deputato…
Fai parte di un qualche movimento politico o sei un “semplice” attivista?

Faccio parte di Intercopa, un (comitato intercomunale per la gestione pubblica dell’acqua) che ad oggi viene rappresentato da 22 comuni su 27 che hanno consegnato le chiavi a Girgenti Acque. Dico solo 27, perché gli altri sono stati più furbi e non hanno consegnato le chiavi a Girgenti Acque.

 

Il problema dell’acqua è storico ad Agrigento: temi che con l’afflusso di turisti si aggravi?
Non credo che siano i turisti che fanno aggravare la mancanza dell’acqua, anzi penso che la mancanza dell’acqua faccia mancare i turisti.

 

Hai notizie di alberghi o B&B che sono restati senz’acqua, magari proprio durante eventi importanti come la Festa del Mandorlo in Fiore?

So di B&B che sono rimasti senz’acqua, ho saputo di recente che anche alberghi di S. Leone sono rimasti senza acqua.

 

Secondo te, quando i turisti vedono il rubinetto “a secco”, cosa pensano?

Cosa dovrebbero pensare? Che ancora la civiltà non sia arrivata ad Agrigento, oggi insieme a Caltanissetta ed Enna è la citta che paga più di tutti l’acqua ma non ce l’ha corrente, ma con dei turni assurdi e fuori qualsiasi normalità.

 

Mi accennavi che vi sono diverse residenze a San Leone (il quartiere balneare di Agrigento, nota di Flavio) che hanno problemi di approvvigionamento idrico…

Non è solo il problema di S. Leone, ma si manifesta a S. Leone perché d’estate riversandosi una parte di Agrigento nel litorale il consumo idrico aumenta, mentre la fornitura è sempre uguale o forse diminuisce, e si verificano anche dei fatti che fanno scappare quei turisti che hanno avuto l’idea di andare a vivere a S. Leone per tre mesi o meno: visto che non possono farsi una doccia dopo il mare, l’anno successivo non vengono più a S. Leone.

 

Ormai l’aspetto paesaggistico di Agrigento non sarebbe lo stesso senza i famosi (o famigerati) serbatoi d’acqua per far fronte alle crisi… pensi che ci sia speranza di un cambiamento?

Hanno fatto non so quante inchieste anche televisive sul fenomeno dei serbatoi, come se gli agrigentini senza non potessero farne a meno, ma non sanno purtroppo che ne faremmo volentieri a meno, visto anche che ci aumenta il costo (per l’energia elettrica e il costo dei serbatoi o delle vasche).

 

In tempi brevi?

Non credo che in tempi brevi si possa andare verso la normalità, ad oggi il gestore non ha fatto nulla che possa far capire o far pensare ad un cambiamento, visto le numerose mancanze o richieste di costruzione di depuratori o della rete idrica finanziate ma mai fatte, e che oggi ci vedono anche con 11 depuratori sequestrati e con una rete idrica che è un colabrodo.

 

Ma qualcosa sul fronte giudiziario si è tentato?

Sul fronte giudiziario si sono fatte tantissime cause presso il giudice di pace (perché costa di meno) ma si sa che non fa testo giuridico, altre si sono fatte, come quella sulle tariffe del dicembre 2016, ma anche questa, se pur fatta presso il tribunale, ha validità solo per quelli che hanno fatto causa e non per tutti, pur essendo un argomento che interessa la totalità dei cittadini.

 

Con che risultati?

L’unica causa con una certa rilevanza giuridica è quella del sindaco di Grotte che al TAR di Palermo aveva diffidato Girgenti Acque a non disattivare gli scarichi della fognatura in caso di morosità degli utenti, e che ha vinto impedendo a Girgenti Acque alla non la disattivazione degli scarichi nel Comune di Grotte. Purtroppo anche in questo si è visto la poca accortezza o controllo dei sindaci con esclusione del Comune di Favara perché aveva fatto identica diffida a Girgenti Acque senza procedere ad atti giudiziari nei confronti di Girgenti Acque. Ma, secondo me quello che è mancato il controllo è dell’ATO che dovrebbe verificare il rispetto della convenzione stipulata nel 2007 tra l’allora presidente della provincia Fontana e Girgenti Acque.

 

So che hai un gruppo Facebook al riguardo, ti va di darci l’indirizzo del gruppo?

Il gruppo è “Riportiamo l’Acqua Pubblica ad Agrigento” ma su Facebook si trova pure il gruppo Intercopa, che tratta solo esclusivamente solo i problemi dell’acqua.

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Intervista al Presidente del Gruppo Folkloristico Val d’Akragas

gruppo val d'akragas in costume tipico siciliano

donne val d'akragas in costume tipico sicilianoVal d’Akragas: la storia del folklore Agrigentino e non solo.

L’insieme di tradizioni popolari di una cultura, che riguardano musica, canto, danza, ma anche usi e costumi, filastrocche, miti e altre narrazioni si racchiude all’interno di un unico termine: Folklore.

Un gruppo folkloristico è quindi spesso non solo volto alla esibizione, ma anche e soprattutto al delicato compito di mettere a conoscenza e tramandare la cultura di un luogo, facendosene rappresentate e ambasciatore nel mondo.

Questo è il ruolo che da sempre svolge il Val D’Akragas gruppo folkloristico Agrigentino.

Abbiamo intervistato il presidente Lello Casesa, chiedendogli appunto di farci da guida nella storia di questo bene immateriale così importante che è la cultura, e chiedendogli, inoltre, in che modo il Val d’Akragas sia correlato alla Sagra del Mandorlo in fiore.

 

“Agrigento è un piccolo centro, ed è conosciuta anche e soprattutto per la sua cultura storica nel mondo, come il Val d’Akragas ha influito in questo secondo lei?”

<<Non è facile poter raccontare in poche righe cosa è stato il Val d’Akragas e, soprattutto, come da una città piccola come Agrigento, una compagnia di giovani abbia potuto sopravvivere e rilanciarsi promuovendo in tutto il mondo il nome della Sicilia e di Agrigento anche in luoghi nei quali non sapranno mai cosa è Agrigento e la sua Sicilia.

Questo è stato il Val d’Akragas – esser fieri di un territorio siciliano promuovendone l’immagine straordinaria di una attività folkloristica, culturale, sociale in ogni parte del mondo.

In una sola parola Val d’Akragas = Agrigento = Sicilia.>>

 

premio tempio oro val d'akragas
Nella foto sono presenti da sinistra: Benedetto Adragna, Gigi Casesa e Pippo Agozzino

“Le va di raccontarci come nasce il gruppo folkloristico? Quali sono i nomi che lo hanno voluto e portato avanti?”

<<I Canterini di Val d’Akragas nascono nel 1937 da un’idea di Francesco Flora (padre di Pippo Flora) su precisa volontà del Conte Gaetani di Naro e partecipano alle prime edizioni ad Agrigento dal 1937 in poi, attività sospese a causa di eventi bellici. Nel 1952 Enzo Lauretta ed Ugo Re Capriata – cultori di tradizioni popolari – costituiscono all’interno del Magistrale Politi – Preside prof.ssa Malogioglio Cottalorda - il Val d’Akragas ; un nutrito gruppo di studenti del magistrale prenderà parte alle Sagre del Mandorlo in fiore – spostata da Naro ad Agrigento per la precoce primavera nella Valle e con la volontà di valorizzare nella Sagra il Val d’Akragas che iniziava a muovere i primi passi all’estero visitando i paesi della cortina di ferro ( Ungheria – Cecoslovacchia – Jugoslavia) viaggiando, a quell’epoca, con treni ed autobus per arrivare in quei luoghi sperduti e lontani dalla Sicilia ma animati da un fascino incredibile della musica e della concordia tra i popoli. Tale attività è stata sicuramente possibile per oltre un cinquantennio grazie a Gigi Casesa e Pippo Agozzino che hanno dato continuità e successo al gruppo>>

 

“Sagra del Mandorlo e Festival del Folklore, l’abbinamento viene dunque da un invito del gruppo folkloristico Val d’Akragas?”

<<Si, grande intuizione del Lauretta sarà quella di abbinare alla Sagra del mandorlo in Fiore (con una tipologia siciliana e popolare) il raduno del Costume Italiano e poi Europeo ed il Festival Internazionale del Folklore per consentire al gruppo agrigentino di ricambiare la visita nei paesi esteri venuti ad Agrigento durante il Festival.
Da quel momento dopo gli anni ‘50 il Val d’Akragas ha sempre partecipato e rappresentato l’Italia al Festival Internazionale del Folklore, riscuotendo successi ed entusiastica partecipazione ed aggiudicandosi per ben 4 volte il tempio d’oro attraverso giurie internazionali. >>

 

“Nelle personalità che sono susseguite nella storia del Val d’Akragas, un ruolo importante è stato ricoperto da suo padre, Gigi Casesa, al quale e’ istituito un premio speciale, ma quali sono altri personaggi importanti che Lei ricorda?”

<< Si, come ha detto lei dal 2009 è stato istituito il Premio Speciale “Gigi Casesa” consegnato a gruppi folklorici esteri. Una testimonianza di gratitudine voluta fortemente dall’Ente Provincia, oggi Libero Consorzio comunale e rinnovata dall’Amministrazione comunale ai quali va dato, anche nel 2016, il doveroso apprezzamento. Di certo è da ricordare fra gli altri il Trofeo Ugo Re Capriata, cofondatore del Gruppo, istituito dall’Associazione della stampa alla migliore espressione del gruppo folkloristico estero . Riterrei doveroso ricordare due figure preminenti “ Enzo Lauretta e Giugiù Gallo”, personaggi illustri che hanno dato successo alla manifestazione.>>

 

“Folklore abbiamo detto significa anche tramandare la cultura nel tempo, voi che conoscete le più antiche tradizioni siciliane e in particolare agrigentine, come cercate di tramandarle, in particolare alle nuove generazioni?”

<<Nel 1996 ho fondato il vivaio del gruppo per bambini denominato “I Piccoli del Val d’Akragas” e nel 1997 partecipano alla sagra del mandorlo: un piccolo esercito di circa 50 bambini che ancora oggi partecipa al Festival dei Bambini del mondo nel contesto della Sagra ed altre manifestazioni; la scuola presieduta da Dino Romano rappresenta il fiore all’occhiello del Val d’Akragas e della cultura popolare agrigentina.

Inoltre, dal 2016 e’ stato istituito con decreto del Ministero della Pubblica Istruzione, della Ricerca ed Università il “Centro di ricerca sulle tradizioni popolari siciliane del Val d’Akragas“: un organismo formato da dirigenti delle scuole superiori siciliane e personaggi del mondo accademico, culturale ed artistico (Giuseppe Parello, Lello Analfino, Toti Ferlita, Gaetano Allotta ed altri) con lo scopo di elaborare un progetto sulla identità siciliane e conservare le tradizioni sulla cultura popolare espresse dal gruppo Siciliano.

Il Gruppo di lavoro coordinato dal Ministero della Pubblica Istruzione - Provveditorato Regionale diretto da Raffaele Zarbo – svolge le attività dentro le scuole coinvolte per concludere a maggio di ogni anno il suo percorso.>>

 

“In ultimo, riuscirebbe ad indicarci quale è dunque per Voi l’obiettivo finale della vostra attività?”

<<L’obiettivo che ci prefiggiamo è quello di offrire un contributo ulteriore rispetto al cambiamento sociale, umano e culturale di un territorio che partendo dalle origini della terra di Girgenti abbia rappresentato, in ogni angolo della terra, l’identità siciliana ed agrigentina e la sua straordinaria ricchezza.>>

 

Per chiunque desiderasse maggiori informazioni sul Val D’Akragas può collegarsi al sito internet www.valdakragas.com o alla pagina Facebook dedicata.

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I Carretti Siciliani di Raffaele La Scala

i carretti siciliani di raffaele la scala

Il settecento regala alla Sicilia tante tradizioni, tra queste quella ormai simbolo del folklore e della sicilianità è il carretto siciliano. Il suono dei campanacci e il canto dei carrettieri accompagnavano il trasporto su questi mezzi di mercanzie destinate ai mercati ed alle case di ricchi padroni.

La devozione da sempre è un dato di fatto nella cultura siciliana, e quindi spesso e volentieri veniva dato incarico agli intagliatori di raffigurare immagini religiose a cui si aggiungono scene di vita quotidiane o di avvenimenti storici ed epici.

Esistono diverse scuole in Sicilia in maestri carradori: Palermo, Catania, Trapani, Castelvetrano e Ragusa; ognuna con le sue particolarità.

Ed è proprio in quest’ultima, a Comiso in provincia di Ragusa, che inizia la storia di Raffaele La Scala: Maestro Carradore. Raffaele inizia da piccolissimo, già a sei anni, dividendosi fra scuola e lavoro imparando l’arte, facendola diventare parte del meraviglioso patrimonio artistico siciliano.

Oggi è possibile visitare i Carretti Siciliani del Maestro La Scala, ad Agrigento, dove il figlio Marcello, nella sua villa, ne detiene una collezione formata da 5 carretti, una carrozza e tutti gli utensili che sono stati necessari per realizzarli.

Ma oltre ad avere il risultato dell’arte del padre, Marcello ha l’eredità del suo lavoro e del suo sapere.

 

Gli abbiamo fatto un paio di domande ed ecco cosa ci ha risposto…

“Cosa vuol dire avere a che fare con questo mestiere antico in questi giorni così moderni, dove tutto è più standardizzato e si punta meno sul pezzo unico?”

<<Sicuramente è una opportunità per poterci fermare e pensare che in questa società così standardizzata il passato ci richiama alle nostre origini per dirci che lo standard passa di moda ma l’unico ritorna sempre e non tramonta mai>>

 

 

“Quale è la prima cosa che ricordi dei carretti siciliani?”

<< L’odore del legno nuovo e il suono del martello che batte sull’incudine >>

 

 

“ Cosa si prova a condividere i tuoi tesori con turisti e curiosi?”

<<È una sensazione meravigliosa perché oggi più che mai vi è un ritorno alle origini, alla riscoperta del nostro passato e sempre con maggiore curiosità>>

 

 

“Come si può visitare la collezione?”

<<Basta contattarci al numero +39 360398231 oppure al +39 3298262635 e prendere un appuntamento>>

 

 

La Pagina Facebook di “Raffaele La Scala maestro carradore Agrigento” è fornita di molte informazioni e splendide foto, così come così Il gruppo “Raffaele La Scala… per non dimenticare…” .

 

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