Palmarum Insula: ISOLA DELLE PALME

gruppo folkloristico palmarum insula

L’Associazione Culturale Folk-Popolare “Palmarum Insula” nasce alla fine del 2017 grazie alla creatività e alla passione del dott. Giuseppe Mazziotta, supportato dal quartetto folk “I Cumpari” (costituito quest’ultimo nel 1996 per iniziativa di quattro amatori del folklore siciliano).

Il quartetto folk I CUMPARI nasce nel 1996 quasi per gioco in seguito alla richiesta di un noto ristorante di Augusta (SR), di allietare i clienti durante il pranzo domenicale tipico siciliano. Dal successo ottenuto fin dalle prime apparizioni si decise quindi di portare avanti l’iniziativa, divulgando e mantenendo inalterata nel tempo l’arte folklorica e popolare siciliana.

Gruppo Folkloristico I CumpariI Cumpari sono rigorosamente impegnati nella continua ricerca ed elaborazione di testi e brani, che costituiscono il patrimonio della nostra memoria, avendo come principale obiettivo quello di tramandarli inalterati nei testi e nelle musiche, riproponendo inoltre gli stessi usi e costumi di un tempo ormai passato ma sempre tanto cari alla nostra gente.

Le musiche e i canti vengono curati personalmente dal dottor Giuseppe Mazziotta e dal maestro Vincenzo Di Maria, i quali volutamente, per rimanere fedeli il più possibile alla tradizione folklorica e popolare, hanno fatto interpretare i canti a un cantante con una voce non studiata per il canto, ma intonata e che volutamente conservi delle naturali imperfezioni e dissonanze tipiche siciliane: Salvatore Gallo. La ritmica è affidata a Giovanni Coco.

I Cumpari sono stati tra i primi a riproporre le tipiche serenate del passato, commissionate dal fidanzato per la propria donna e svolte sotto i balconi come tradizione vuole la sera prima del matrimonio.

 

Il quartetto vanta un bagaglio di esperienza inestimabile, che mette a disposizione di chi abbia il piacere di condividere momenti dedicati alla tradizione tipica siciliana mantenendo forti elementi quali l’amicizia e la passione per un genere musicale di altissima levatura culturale: il folklore.

Ritornando ai Palmarum Insula, la loro denominazione rappresenta l’antico nome latino della città di Augusta, in passato conosciuta come “L’isola delle Palme”, per la sua fiorente vegetazione di arecaceae.

Con la costituzione dell’Associazione Culturale Folk-Popolare Palmarum Insula, si concretizza l’esigenza di mantenere inalterata nel tempo e promuovere, soprattutto nel mondo dei giovani, la tradizione musicale folk-popolare siciliana!

 

gruppo palmarum insulaAd oggi il gruppo vanta circa quaranta elementi, numero destinato a crescere in virtù delle continue richieste di adesione.

I costumi sono stati realizzati rispettando i colori folkloristici siciliani ma con, altresì, attenti richiami alla tradizione tipica augustana e che prevede lunghe gonne di vario colore, che si rifanno ai tipici colori dei nostri agrumi: rosso, giallo, verde, blu, ricoperte da bianchi grembiuli orlati da qualitativi merletti e per finire comode camicie chiare arricchite anch’esse da merletti, sulle quali venivano posti corpetti in velluto nero.

Il gruppo si avvale di strumenti tipici siciliani quali la fisarmonica, “ u friscalettu”, il flauto, la chitarra, “u tambureddu”, le percussioni e “a zotta”. Non possono di certo mancare altri due strumenti musicali: “a quartara” ed il “marranzanu”.

“A Quartara” ha delle antiche origini contadine infatti non è altro che un recipiente in terracotta di medie dimensioni e fornito di due grossi manici nella parte superiore; è usato da millenni in Sicilia per trasportare e conservare, mantenendo una fresca temperatura, acqua o vino, hanno diverse dimensioni e tendenzialmente quelle di forma più piccola venivano utilizzate con più facilità durante i trasporti per tenere e rinfrescare l’acqua da bere.

Le quartare vengono oggi acquistate a scopo decorativo dell’arredamento di rustici e ville di campagna. Ma oggi se ne fa un uso particolare, infatti, in occasioni di feste popolari venivano e vengono usate come strumento musicale: grazie alla loro particolare forma panciuta e che funge da cassa di risonanza può facilmente assimilarsi a uno strumento musicale a fiato dal caratteristico suono, pertanto soffiando dentro, con una particolare inclinazione, il vaso emette un suono cupo molto simile a quello di un basso tuba e che consente di essere utilizzato come accompagnamento musicale nella musica folklorica siciliana.

Il “Marranzano” invece, detto anche scacciapensieri, è uno strumento musicale idiofono costruito da una struttura di metallo ripiegata su sé stessa a forma di ferro di cavallo. Nel dialetto siciliano, conosciuto anche come mariolu, marauni , marranzanu (o marranzano) ‘ngannaladruni (“inganna ladroni”), perché era uno strumento suonato da gente che veniva appositamente collocata ai confini dei possedimenti affinchè durante la notte lo suonassero; l’origine del suono veniva distorta non permettendo di capire da dove potesse arrivare e quindi, avendo la funzione di segnalatore per allontanare eventuali malintenzionati li dissuadeva dal compiere dei furti. Da qui divenne purtroppo, il poi più noto segnale in ambito mafioso, proprio perché in molti film, avente come trama la mafia, veniva adoperato per avvisare l’imminenza di un pericolo o di un regolamento di conti. Tale strumento è spesso utilizzato nella musica siciliana per accompagnare canzoni e tarantelle.

L’Associazione accoglie in seno persone altamente selezionate dotate di spirito di gruppo e, soprattutto, di passione per la tradizione folk-popolare siciliana. L’obiettivo prefissato dall’Associazione è quello di rivisitare, riscoprire e salvaguardare il vasto patrimonio culturale folk-popolare siciliano attraverso la rappresentazione inalterata di musica e balli, brani cantati e recitati, nonché usi e costumi appartenenti alla tradizione siciliana. In particolare si fa riferimento alla scuola folkloristica Catanese e popolare Siracusana, dalle quali il dottor Mazziotta e il maestro Di Maria hanno attinto nel tempo, accrescendo la loro esperienza e bagaglio culturale, onorandosi di aver lavorato a fianco di esponenti della canzone siciliana quali, fra tutti, Felice Ventura, Riccardo Maglia, Lucia Siringo, Tano Fiorito e altri ancora.

Il gruppo, inoltre, fa riferimento e ne trae notevole ispirazione da colei che da sempre è stata designata come la capostipite della musica popolare siciliana: Rosa Balistreri. I Palmarum Insula sono soliti, durante i loro spettacoli, renderle omaggio riproponendo alcuni dei suoi brani più celebri, oltre ad un considerevole repertorio musicale dove vengono eseguiti brani più complessi ed elaborati che richiedono il supporto di più voci.

L’Associazione non ha scopo di lucro. Grande interesse è rivolto ai valori sociali solidaristici che rivisitano non solo la vecchia tradizione musicale ma anche quella degli usi, dei costumi e della morale. Ed è proprio a questa morale che i “Palmarum Insula” si ispirano, devolvendo di volta in volta al prossimo più svantaggiato e meritevole il proprio ricavato.

L’Associazione si trova anche coinvolta nelle varie occasioni e feste organizzate durante gli anni scolastici dagli Istituti Scolastici che decidono di presentare e rappresentare delle performance tipicamente siciliane svolte dai propri alunni. Questi ultimi infatti vengono accompagnati e supportati durante l’esecuzione dal gruppo “Palmarum Insula” , così sostenendo e tramandando le antiche tradizioni della nostra Sicilia e gli antichi valori di un tempo a studenti di diversa età. Grazie al corpo docenti che con passione e volontà accompagnano gli alunni in questa bellissima iniziativa, ai Dirigenti Scolastici, e soprattutto ai bambini, protagonisti della scena, i quali si rivelano sempre davvero strepitosi ed entusiasti, rendendo queste giornate allegre e piene di gioia!

I Palmarum Insula, spesso, aggiungono al loro repertorio la presentazione dei famosi Pupi Siciliani, sono marionette alte circa un metro, riccamente decorate, che rievocano le epiche gesta cavalleresche di paladini.
Aspetto della tradizione e della cultura siciliana, che ha l’odore della cultura di un tempo, di uomini antichi e anche di tradizioni, con colori e storie che possono affascinare i più anziani ma evidentemente non solo loro, infatti la passione e la tradizione coinvolge anche i più giovani e i più piccini, che desiderano immergersi nel folklore siciliano.

Considerevole è l’importanza di non far perdere il nostro dialetto e le nostre radici quali origine della nostra identità, così come è fondamentale e di notevole importanza la figura dei nonni, che possiedono un bagaglio di vita quotidiana ricchissima di esperienza, che hanno tanto da insegnarci soprattutto per tradizione orale visto che non abbiamo testi scritti che ci rimandano al passato; di fatto i racconti dei nonni sono un tesoro raro e inestimabile a cui bisognerebbe attingere, ascoltandoli, facendone tesoro e custodirli.

L’Associazione culturale folk-popolare “Palmarum Insula” di Augusta, supportati dal quartetto folk “I Cumpari”, in occasione del Natale e delle festività natalizie propone un concerto di musica, canti e poesie della tradizione natalizia siciliana nelle loro versioni originali proprio per non farne perdere valore e bellezza.

Animare ad esempio un presepe vivente con una determinato repertorio, curato nei dettagli e nei minimi particolari, risulta quasi un viaggio a ritroso nel tempo, quel tempo in cui certi valori possedevano un significato e che ad oggi risultano più labili.

Il tema portante degli spettacoli è l’Amore, il quale viene decantato con lo scopo di suscitare una serena riflessione in chi ascolta, tramite musiche e inni di lode alla nascita “dò bambineddu” e “dò presepi” e, ancora, attraverso componimenti poetici in grado di trasportare gli spettatori indietro nel tempo, al Natale vissuto dai vecchi e malinconici “pescatori”, coloro i quali incarnano pienamente il carattere triste e nostalgico dei capofamiglia costretti ad emigrare per lavoro, trascorrendo così, in solitudine e lontano dagli affetti più cari, il Santo Natale.

Esperienza sonora unica e genuina, una vera e propria finestra sul passato duro e poco agevole, che si propone di offrire spunti di riflessione sulle quali poter trovare spunti per affrontare problemi di vita quotidiana e modalità di approccio.

Il gruppo esegue brani notissimi e dolcemente commoventi della tradizione natalizia siciliana come “A la notti di Natali”, “ E Nasciu”, “Sutta ‘nperi di nucidda” e si cimenta nella recitazione della preghiera del “Padre nostro”, tutta in dialetto siciliano, con grande gentilezza ed eleganza.
I Palmarum Insula, quando possibile, in riferimento ai propri ideali solidaristici, propongono in ogni concerto un’offerta da destinare al prossimo più svantaggiato.

I concerti solitamente vengono eseguiti preferibilmente all’interno di chiese o stabili appropriati alla compostezza del repertorio e dello spettacolo in se.
In conclusione, il gruppo viene particolarmente ricercato per spettacoli di piazza, sagre, feste patronali, eventi speciali quali serenate e intrattenimenti vari.

L’intento dell’Associazione Culturale Folk-Popolare “Palmarum Insula” è quello di portare sempre alto il significato di folklore siciliano, altamente educativo per i grandi e per i bambini! Difatti oltre l’amore e la passione per l’arte folkloristica siciliana, è fondamentale lo studio e la dedizione affinché possa essere approcciato e divulgato con serietà e dignità per come tale genere musicale merita.

Viva la Sicilia, i suoi capolavori musicali e le sue tradizioni.

 

Pagina Facebook del Palmarum Insula: https://www.facebook.com/palmarum.insula/

Pagina Facebook dei Cumpari: https://www.facebook.com/icumpari/

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Consigli per vacanze in montagna

vacanze in montagna

Ci sono gli irriducibili estimatori del mare e chi invece preferisce di gran lunga la montagna, magari sia in inverno che in estate.

Se vuoi programmare delle memorabili vacanze in montagna ecco alcune cose che è bene sapere e qualche spunto che potrà probabilmente tornarti utile. Per prima cosa, se cerchi consigli per vacanze in montagna sul sito Viaggi Estate ne trovi di validi e sempre aggiornati. Internet si rivela una preziosissima fonte di informazioni, consigli ed opinioni su praticamente qualsiasi cosa e le vacanze in montagna non fanno certo eccezione. online si trovano tante informazioni interessanti sulle diverse mete, sulle strutture ricettive, i sentieri, le attività da fare e molto altro ancora, ma andiamo per ordine.

Le migliori località montane per vacanze estive

Vuoi sapere quali sono i migliori posti dove passare l’estate in montagna?

Molto dipende come ovvio dal tipo di vacanza che hai in mente, viaggi da solo, con amici, con la famiglia, ti vuoi rilassare o scatenare?

Iniziamo dalle vallate Dolomitiche, che sono la destinazione ideale per chiunque desideri conciliare attività all’aria aperta e relax. In questi suggestivi luoghi è possibile provare l’ebbrezza di sport estremi, come l’arrampicata in condizioni decisamente impegnative, ma anche rilassarsi e concedersi il tanto desiderato riposo immersi nel verde e gustandosi paesaggi mozzafiato.

Per i più sportivi e avventurosi segnaliamo che il fiume Noce che scorre impetuoso nel cuore della Val di Non è la location perfetta per praticare il kayak e rafting, attività sempre più apprezzate dai più giovani, ma non solo. Se alle passeggiate, le arrampicate o gli sport acquatici preferite la bicicletta, sappiate che a 1.800 metri di quota a Livigno è possibile trovare tantissimi percorsi per la mountain bike, ma anche laghi e piscine dove rilassarsi, divertirsi e rinfrescarsi, senza minimamente rimpiangere il mare.

A Les Deux Alpes stazione sciistica francese situata a 3.600 metri e a due passi dal confine italiano, è possibile sciare anche in estate, in attrezzati snowpark, aperti in genere solo la mattina, ma non mancano naturalmente occasioni di svago anche in orario pomeridiano, serale e notturno, per chi vuole godersi al massimo ogni istante della sua vacanza montana.

Come hai visto le opportunità per passare delle memorabili vacanze in montagna, anche nel periodo estivo non mancano di certo, per scegliere la tua destinazione è molto importante però avere ben chiare le tue esigenze. Ci sono località perfette per un viaggio in famiglia, altre ideali per passare dei giorni di svago con gli amici più cari, altre ancora per un romantico fine settimana con la propria metà.

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Eroica Fenice: Testata Campana da Tenere d’Occhio

logo eroica fenice

Tra le realtà emergenti campane, c’è una testata che fa della sinergia tra suoi giovani (spesso giovanissimi) articolisti, la qualità e l’originalità dei contenuti, oltre che nella precisione e rapidità nello stare sul pezzo, il suo punto di forza e di unicità.

 

Stiamo parlando dell’Eroica Fenice, giornale web fondato da Marcello Affuso e Giuseppina Iervolino, entrambi docenti di materie umanistiche, la cui storia è un ottimo esempio di come da piccole ma necessarie ribellioni possano nascere nuove fantastiche realtà.

 

Era il 2012 quando entrambi lavoravano da diversi mesi per un giornale universitario di grandi prospettive e con diverse redazioni sparse per tutta Italia.

Quell’ingranaggio perfetto all’esterno nascondeva però tante dinamiche farraginose e perverse al suo interno: una gestione dispotica, arrogante e incapace di accogliere i bisogni e le esigenze degli articolisti – per lo più studenti universitari - che accecati dalla promessa di una futura retribuzione e dei patenti da pubblicisti, lavoravano a testa basta e senza mai alcuna gratificazione.

Affuso e Iervolino, che da poco avevano creato un nuovo polo nel napoletano di cui erano stati designati come i principali responsabili, stanchi e preoccupati per la sorte dei nuovi adepti presero una decisione istintiva quanto inaspettata. Ammutinamento di massa. Era finito il tempo dello sfruttamento, bisognava cambiare regime. Lasciata la testata, la redazione, rimasta quindi senza sito, decise allora di aprire un blog, in segno di rivalsa e di riscatto.

Così, dalle ceneri, emerse una Fenice eroicamente sopravvissuta e più viva che mai.

 

Da piccolo blog di nicchia a giornale riconosciuto e apprezzato.

Media partner di importanti festival – come quello della musica di Brescia - e presente con microfoni e fotocamere a rassegne, concerti, spettacoli teatrali ed eventi gastronomici, l’Eroica Fenice è riuscita dove molti falliscono: nel dare continuità ad un sogno.

Sono passati 7 anni e i due, infatti, oggi ancora ci lavorano quotidianamente.

Nessuna ansia, pochi articoli mensili richiesti ai collaboratori e tantissime occasione di accredito, oltre che di convivialità.

Eroica Fenice ha lanciato un nuovo modello di giornalismo, basato sull’umanità, sul gruppo e sul lavoro di squadra. Un esempio raro e sicuramente da imitare.

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Tracce ed orme della nostra Storia: una Nuova Serie alla Scoperta della Sicilia

“Tracce ed orme della nostra Storia” è la prima serie tv che si propone di portare all’attenzione dello spettatore i luoghi e i territori ancora nascosti della Sicilia, poco noti persino ai grandi motori di ricerca.

 

Questa serie tv, realizzata in via sperimentale nella zona orientale dell’isola, è un’iniziativa dedicata al turismo culturale, la cui particolarità sta proprio nell’aver deciso di occuparsi di tesori semi sconosciuti: i siti visitati non sono rintracciabili tramite Google Maps o su Wikipedia.

 

Le prime puntate sono state realizzate in collaborazione con la testata web topbtw.com e sono state già trasmesse da alcune tv private: Canale 2 e LaTtr3 di Marsala, Televallo e Tele8tv di Mazara del Vallo.

 

Ai servizi televisivi, ancora in fase di realizzazione, hanno collaborato numerosi professionisti del mondo dell’informazione culturale, con la preziosa collaborazione tecnico-scientifica di Mario Tumbiolo, noto architetto di Mazara del Vallo.

Il progetto “Tracce ed orme della nostra Storia”, presentato all’Assessorato ai Beni Culturali della Regione Sicilia nel quadro delle iniziative dedicate allo sviluppo della cultura siciliana, è articolato per argomenti.

La Sicilia mostra così località capaci di soddisfare la curiosità di storici, appassionati di avventure o semplici curiosi che intendano andare a fondo nella scoperta di una terra ricca di storia ma proiettata nel futuro.

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L’appuntamento con Sergio Criminisi (Parte 3)

Opera di Sergio Criminisi che rappresenta un albero di mandorlo stilizzato - Anno 2018
Opera di Sergio Criminisi che rappresenta un albero di mandorlo stilizzato - Anno 2018
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A spasso nel tempo con PastActivity

rievocazione storica past activity

L’associazione culturale PastActivity nasce poco più di un anno fa dall’intraprendenza di tre archeologi siciliani con formazione molto diversa ma legati dal filo conduttore dell’attitudine alla comunicazione e alla pedagogia del patrimonio: Laura Danile, Giovanni Virruso e Claudia Speciale.

 

Il nostro intento era di ridare colore al Passato e di renderlo vivo e vicino.

laura danile che insegna ai bambiniIn seguito alla vincita di un bando proposto dall’Assessorato Regionale alla Famiglia, ed a mesi di confronti e ricerca, prendeva materialmente forma la nostra idea che come primo ambizioso obiettivo si proponeva di realizzare la rievocazione storica di una decisiva battaglia per le sorti dell’antica Agrigento e più in generale della seconda guerra punica.

Così nasceva “210 a.C. la conquista di Akragas”, il primo grande evento di rievocazione storica in Sicilia nella valle dei templi di Agrigento, sito UNESCO di straordinaria bellezza.

Per due giorni, il 6 e 7 maggio siamo stati catapultati nel III secolo a.C., quando la città contesa tra Cartaginesi e Romani veniva conquistata dai Romani e mutò il suo nome dall’originario Akragas in Agrigentum.

I due accampamenti punico e romano sono stati ricostruiti seguendo nei minimi dettagli quanto ci dicono le fonti storiche ed archeologiche sotto la guida di PastActivity.

Tutte le tende sono state disposte a due passi dal tempio di Zeus, nel cuore del Parco. Passeggiando all’interno del sito archeologico, tra le tende degli accampamenti, i visitatori hanno potuto interagire con i rievocatori sempre disponibili a rispondere ad ogni curiosità. Inoltre è stato possibile assaporare i gusti differenti di cucine antiche e prive di tanti ingredienti “moderni”, ricette romane e puniche dal sapore insolito ma gradevole, osservare la filatura e tessitura su telaio, toccare i filati colorati con i pigmenti naturali, indossare elmi e scudi, partecipare a un rito di propiziazione, assistere a un allenamento militare e molto altro.

attrezzi eta della pietraOgni dettaglio, sino al più piccolo, ogni oggetto riprodotto ed ogni gesto riproposto erano il frutto di una minuziosa ricerca filologica perfettamente coerente con il periodo. Nulla era per caso dentro i confini di uno spazio che i rievocatori si sono ritagliati in Valle.

Tra i profumi dei paioli sul fuoco, i suoni metallici delle armi, quelli ritmici e cadenzati del conio, la storia è diventata viva, ha preso forma e ha entusiasmato migliaia di visitatori increduli e curiosi di poter entrare improvvisamente nell’antica Akragas.

Il tutto è stato possibile grazie all’energia e competenza dei rievocatori storici che con la loro passione hanno reso possibile un così grande spettacolo della storia.

Tra sabato pomeriggio e domenica, 13100 persone hanno partecipato a questo straordinario viaggio nel tempo che si è concluso con lo spettacolo dello scontro tra i due eserciti, che ha rievocato lo scenario drammatico della battaglia realmente avvenuta nel 210 a.C. tra Romani e Cartaginesi.

Per noi di PastActivity si è trattato di un vero battesimo di fuoco, appagato da un grande successo, reso possibile dalla collaborazione di tanti professionisti che sotto la guida del direttore artistico Andrea Moretti hanno regalato alla città uno spettacolo emozionante e indimenticabile.

La portata dell’evento è stata tale che abbiamo potuto parlarne con successo in un convegno internazionale e in riviste scientifiche di settore nei mesi scorsi.

Questo è stato il primo evento per PastActivity, grande, ambizioso e non privo di rischi.

Rischi che conoscevamo e che abbiamo saputo affrontare forti di numerose esperienze nell’ambito della divulgazione scientifica e della didattica dell’archeologia.

Ciascuno di noi infatti ha acquisito negli anni una forte credibilità in contesti nazionale ed internazionale grazie a collaborazioni che proseguono ancora oggi.

Dopo questa prima fortunata esperienza, speriamo possa replicarsi presto con il supporto delle istituzioni e di sponsor privati che vogliano investire in questo campo ancora nuovo per la Sicilia ma con potenzialità enormi in termini di ricadute culturali, turistiche, ma anche sociali ed economiche per il territorio agrigentino.

Nel frattempo stiamo dedicando gli ultimi mesi a nuove attività che rispecchiano a pieno la mission di PastActivity.

Abbiamo iniziato le Archeoattività: laboratori interattivi dedicati ai più piccoli che sono veri viaggi nel tempo sotto la guida di un archeologo.

I bambini hanno ripercorso alcune tappe fondamentali della nostra storia in maniera divertente. Siamo partiti dall’Era Glaciale in compagnia di Giovanni, poi siamo stati in Egitto con Zelia, altra collega nel settore educativo da anni, per poi terminare il primo ciclo tra i miti dell’antica Grecia con Laura.

E ancora abbiamo tante altre idee a tema storico da proporre e condividere. Le attività rivolte a un target specifico (bambini dai 5 ai 12 anni accompagnati da un adulto) si svolgono nel cuore del centro storico, sul colle di Girgenti e hanno riscontrato un buon successo sin dall’inizio, che cresce in maniera esponenziale a ogni incontro.

Alcune di queste attività sono state richieste da altri musei in Italia e da alcune scuole (MUV di Castenaso (Bologna) e presto Imola e Parco del Livelet (TV)).
Per il prossimo anno scolastico il nostro obiettivo è riuscire ad approdare con tante attività anche nelle scuole siciliane.

Le idee sono già in cantiere e prevedono proposte didattiche innovative e coinvolgenti che spaziano dall’evoluzione umana, al Paleolitico e neolitico sino ai Greci e i Romani.

Valuteremo nei prossimi mesi se partire già dal prossimo anno per riuscire a completare l’offerta didattica delle scuole di ogni ordine e grado su temi così specialistici.

Altra sfida che contiamo di affrontare è quella di riuscire a realizzare attività che vadano oltre i confini delle competenze degli archeologi.

Abbiamo già alcuni contatti con professionisti di altri ambiti scientifici con i quali proveremo ad interagire per creare attività interdisciplinari per raccontare tante nuove storie ad adulti e bambini che speriamo di appassionare.

La Storia, come vogliamo divulgarla noi, è priva di barriere e confini disciplinari, è una Storia coinvolgente, aperta a tutti e alla portata di tutti.
La Storia siamo noi: è fatta dagli uomini e da tutti quegli avvenimenti accaduti prima di noi.

Il nostro compito è proprio quello di provare a farvi immergere in quel passato attraverso la lente d’ingrandimento delle nostre attività.

Abbiamo ancora tante nuove idee, seguiteci e sosteneteci.
Associazione culturale PastActivity

Link video rievocazione:

https://www.facebook.com/pastactivity/videos/1811117985852307/

profili social:

Laura Danile
Giovanni Virruso

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La costruzione del “friscalettu”

Friscaletti costruiti a mano dal gruppo folkloristico Gergent

Gli strumenti popolari siciliani oltre ad avere un valore storico, psicologico, magico-rituale e socio-culturale rappresentano una componente essenziale nell’esecuzione della musica popolare.

 

Il Pitrè ad esempio ne fa una menzione nei giochi fanciulleschi e per certe ricorrenze religiose.

Qualche notizia più certa ci viene fornita dalla studiosa catanese Carmelina Naselli, che parlò nel 1949, di strumenti da suono della musica siciliana.

Molte però sono le testimonianze che si possono trovare in demologia (studio della cultura popolare) del secolo scorso o nei resoconti dei viaggiatori stranieri in Sicilia, nel Settecento o nell’Ottocento che ci parlano della presenza di strumenti musicali popolari.

Tratteremo oggi uno degli strumenti a fiato più usati e più famosi nel territorio siciliano: u friscalettu. In particolare parleremo della sua costruzione e della sua esecuzione insieme a Lillo Russo, componente e “friscalittaru” dell’associazione culturale Gergent di Agrigento.

Esempio di Friscalettu costruito a mano

Lillo Russo, friscalittaru del Gruppo folklorico Gergent dal 1999, cosa ci sai dire in merito alla nascita e all’uso che se ne faceva anticamente?

 

Il friscalettu comunemente detto, è uno strumento a fiato che ha origine nell’antica Grecia e che veniva impiegato, soprattutto in occasioni di festa o per scandire i ritmi sfrenati di lavoro e dunque consentire un certo sollievo ai pastori, desiderosi di allietare ed alleviare l’animo, dalle fatiche usuranti del lavoro contadino. Solamente a partire dagli anni 20’ e 30’ del secolo scorso, il friscaletto perse la sua valenza bucolica e venne introdotto, grazie all’ottima qualità timbrica e alla sua versatilità nella pratica strumentale tradizionale locale, affiancato al tamburello, alla chitarra e alla fisarmonica, nelle orchestrine come strumento da ballo in contesti festivi.

 

Invece per quanto concerne il suo utilizzo, ci sono particolari tecniche di esecuzione per eseguire e far uscire il suono in modo limpido e naturale?

 

Si, infatti, come qualsiasi altro strumento musicale, per suonare il friscalettu, non bisogna soltanto assumere una posizione corretta, ma avere soprattutto come si usa dire nel gergo musicale “orecchio” e ovviamente molto tempo da dedicare all’esercizio quotidiano. Il suonatore per far sì, che il suono risulti limpido, dovrà prima di tutto stare alzato, con il torace ben dritto e le braccia ed i gomiti leggermente aperti, in modo che i polmoni si riempiano di ossigeno, indispensabile per emettere il giusto suono. Lo strumento, poi, dovrà essere parallelo al pavimento ed ortogonale alla bocca. Invece per quanto concerne l’esecuzione, le dita della mano sinistra andranno a chiudere sia i fori presenti sul lato posteriore che quelli posti anteriormente, in prossimità del becco, mentre la mano destra chiuderà i restanti fori, ossia quelli posizionati più in basso. Come dicevamo, ci sono specifiche prassi da rispettare per ottenere un suono pulito e non stridulo, come ad esempio, conferire poca pressione al fiato soprattutto per le note iniziali, mentre digitando i fori più alti si dovrà immettere più aria facendo attenzione a non fischiare. L’esperienza naturalmente fa da padrone, però con costanza e dedizione qualsiasi persona potrà ottenere ottimi risultati.

 

Tu oltre a suonare il friscalettu, ne sei anche un abile costruttore, infatti selezioni direttamente all’origine la materia prima che ti serve per poi “plasmarla”, puoi spiegarci meglio, per sommi capi, le fasi principali?

 

Per prima cosa bisogna individuare un canneto che non sia troppo vicino a fonti d’acqua, fiumi o laghi. Più “siccagna” è la zona e più le fibre della canna sono compatte e legnose. Le zone umide, infatti, rendono le fibre meno robuste e dopo la stagionatura la canna risulterà essere più morbida, paglierina, quindi non idonea per realizzare i friscaletti. Se poi a questo si aggiunge l’umidità del nostro fiato, o l’eccessiva saliva per i più inesperti, il tutto risulterà non idoneo ad una perfetta realizzazione, perché andrà a compromettere nel tempo lo strumento. Quindi essendo a conoscenza che il legno è un materiale vivo, è opportuno prendere prima le dovute precauzioni. Dopo aver raccolto le canne, quindi, le stesse vengono lasciate stagionare per almeno due anni (più la stagionatura è lunga e meglio è), quindi sarà poi possibile iniziare la loro lavorazione. Le successive fasi di lavoro consistono nell’individuare il cannolo da lavorare, prendere le misure e tagliarlo, facendo molta attenzione a lasciare da una parte il nodo e dall’altra l’estremità aperta, dove poi si andrà a inserire la “zeppa” (il tappo). Generalmente per un friscalettu in DO o anche in SI, la lunghezza del cannolo non deve essere minore di circa 20cm. Per tagliare i segmenti di canna, dobbiamo prendere una distanza di circa 3cm dal nodo, lasciando il germoglio dalla parte in cui verrà il friscalettu. Il nodo che abbiamo lasciato in tutte le parti terminali dei segmenti, costituirà la cosiddetta “culazza” che avrà diversi compiti, quando infatti si recideranno le canne, è meglio sempre lasciare un po’ più di spazio su questa parte, perché utile per una futura operazione di accordatura. Il becco invece, inteso come forma dell’imboccatura dello strumento, è una questione puramente estetica o di comodità e non ne pregiudica le qualità sonore. In realtà un becco molto sottile e stretto è più comodo da tenere fra le labbra e quindi dà meno problemi per l’esecuzione dello staccato.

 

Il friscalettu oltre ad essere uno strumento fondamentale della tradizione musicale siciliana, e innanzitutto la tua grande passione, hai mai pensato di trasmettere la tua esperienza e le tue conoscenze in merito, ai più giovani?

 

Si hai detto bene, perché il friscalettu è innanzitutto la mia grande passione, ho iniziato a suonarlo all’età di circa 15 anni dopo averlo sentito suonare alla sagra del mandorlo in fiore del 1996, mi ha colpito subito per il suo particolare suono, allegro e vivace specchio riflesso della mia anima; per tali motivi capì subito che era lo strumento che avrei suonato per tutta la vita. Venendo alla tua domanda, è già da due anni, che insieme all’associazione culturale Gergent, gruppo folkloristico di cui faccio parte, abbiamo intrapreso un vero e proprio corso di friscalettu per diffondere e inculcare ai ragazzi sempre più distanti dalle tradizioni popolari, l’amore per questo strumento in particolare, ma in generale per gli strumenti della tradizione siciliana. I ragazzi oggigiorno sono sempre più distanti dal mondo folk, e dalle tradizioni popolari perché affascinati da una realtà, che ahimè è sempre più snaturata e lontana dai veri e sani valori di un tempo. Per tali motivi, ho pensato che era necessario creare un ponte di collegamento idoneo ai nostri tempi, e quindi una mattina mentre lavoravo alla realizzazione del friscalettu pensai a realizzare un video dimostrativo sulle tecniche di realizzazione del friscalettu e inserirlo su youtube. Le visualizzazioni sono state moltissime, chissà se qualcuno tra questi non sia oggi diventato un abile costruttore e un appassionato suonatore di friscalettu. Me lo auguro!

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Terzo appuntamento con Sergio Criminisi

disegno di sergio criminisi che rappresenta un tempio da cui nasce un mandorlo
Autore: Sergio Criminisi - Anno: 2018
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Un viaggio nell’Agrigento sotterranea: l’ipogeo Kolymbethra-Porta V

A cura di “Associazione Agrigento Sotterranea Onlus

 

dentro ipogeo agrigentinoLa città di Agrigento, grazie alla sua millenaria storia, presenta un patrimonio sotterraneo di notevolissimo interesse e costituito da cavità artificiali localmente conosciute come gli “Ipogei di Agrigento”.

 

Questi ipogei sono essenzialmente strutture cunicolari scavate dall’uomo, in periodi diversi, nella stessa roccia con la quale sono stati edificati i monumenti della città e buona parte del suo centro storico: cavità meandriformi, pozzi e grandi cameroni scavati nella calcarenite giallastra al di sotto dell’antica acropoli di Akragas e sotto lo splendido paesaggio della sua area sacra, la Valle dei Templi.

 

Le fonti storiche fanno risalire al 480 a.C. il periodo in cui vennero iniziati i lavori di realizzazione di queste strutture ipogee.

 

È l’anno decisivo dello scontro greco-punico in Sicilia conclusosi con la vittoriosa battaglia di Imera che segnò l’apice della grandezza politico-economica dell’antica Akragas e la sua sfera d’influenza.

 

In quella occasione, un elevatissimo numero di schiavi cartaginesi giunsero in città e furono impiegati nei lavori più massacranti quali appunto il taglio delle pietre e la costruzione dei condotti sotterranei e dei maestosi templi della Valle.

Alcuni ipogei, come quelli presenti nella zona del cd. Santuario Rupestre alla Rupe Atenea (probabilmente datati al VII sec. a. C) ed altri ancora presenti nel centro storico, si pensa siano stati realizzati in epoche addirittura precedenti.

La maggior parte di queste cavità, per tipologia, ubicazione e sviluppo planimetrico, furono realizzate per assolvere all’atavico fabbisogno di acqua, tipico delle nostre terre.

Altre cavità, caratterizzate dalla forma spiccatamente tronco-conica, vennero sfruttate per immagazzinare derrate alimentari mentre altre come vere e proprie cave sotterranee di conci di calcarenite.

A questa ultima tipologia è assimilabile la più imponente cavità presente nel sottosuolo agrigentino, l’”ipogeo del Purgatorio” o “Labirinto”, così chiamato per le particolari geometrie che caratterizzano questo sistema che consta di ambienti scavati secondo il sistema “a camere e pilastri”.

Molti sono i casi in cui da una originaria tipologia si passava, con ulteriori riadattamenti, ad una tipologia diversa in periodi successivi.

Queste cavità vennero massicciamente rivalutate durante il periodo bellico della prima e seconda guerra mondiale, quando durante i bombardamenti vennero sfruttate come rifugi, soprattutto durante le incursioni aeree.

 

dentro ipogeo agrigentinoUna delle strutture ipogee presenti ad Agrigento, nel cuore della Valle dei Templi, è l’ipogeo della Kolymbetra-Porta V; un percorso sotterraneo, scavato interamente dall’uomo, risalente al V sec. a.C. (probabilmente il 480) e aperto alla fruizione del pubblico dall’aprile 2017 grazie alla sinergia tra l’associazione Agrigento Sotterranea Onlus e il Fondo Ambiente Italiano (FAI).

 

Questo ipogeo rientra tra i cd. “canali drenanti” (o “acquedotti feacei” dal nome dell’ architetto Feace al quale, secondo le fonti, fu affidata la progettazione) per la captazione e la dirottazione dell’acqua nel grande bacino idrico (a scopo religioso e civile) che era la Kolymbethra.
È caratterizzato da una sezione rettangolare a volta piana (larghezza 50/70 cm circa e altezza a partire da 1,70 metri) e uno sviluppo planimetrico di circa 185 metri (di cui i primi 100 circa paralleli al banco Sud-Est della Kolymbethra, mentre il restante ramo taglia la terrazza sacra occidentale della Valle).

Per buona parte del suo andamento, si presenta “fossile”, ovvero senza presenza d’acqua, anche se nel tratto finale si ritrovano concrezionamenti attivi e lame di carbonato di calcio che rivestono le pareti calcarenitiche e testimoniano presenza di acqua e la lenta trasformazione in un paesaggio tipico di grotta dalla bellezza straordinaria.

 

Questo percorso ha un agevole accesso all’interno del Giardino della Kolymbethra con una uscita in prossimità della Porta V, nelle vicinanze del Tempio di Castore e Polluce.

 

Lo sviluppo dell’Ipogeo, semplice e facilmente percorribile, è intervallato da due pozzi verticali, uno nei pressi della biglietteria della Kolymbethra (da cui possibile entrare e uscire e la sua funzione in antico era quello di avviare uno dei fronti di scavo dell’ipogeo) ed un secondo sul pianoro calcarenitico su cui è stato edificato il Tempio dei Dioscuri, costituito da un pozzo (idrico in antico e funzionale all’altare rinvenuto nelle vicinanze) verticale a sezione rettangolare e profondo circa 10 metri.

Si possono osservare tracce lasciate sulle pareti durante l’antico scavo e come veniva illuminato, ovvero mediante nicchiette scavate a intervalli regolari lungo la volta nelle quali si ponevano le lucerne.

All’interno dell’ipogeo l’ambiente è fresco e asciutto.

La visita è aperta a tutti, grandi e bambini, purché equipaggiati di grande curiosità ed interesse e pronti ad intraprendere un viaggio magico e misterioso all’interno di una valle che non ci si aspetta ma che rapirà per sempre il cuore.

Per maggiori informazioni e prenotazioni basta visitare il sito internet dell’associazione www.agrigentosotterranea.it.

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L’appuntamento con Sergio Criminisi

contributo sergio criminisi due 2018
Sergio Criminisi - 2018
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