Ieri sera, dopo avere letto l’email inviatami da Facebook riguardo alla bella copertura dei passati 14 giorni (78,99 mila persone), mi è venuta in mente una storia che noi agrigentini conosciamo tutti… ad esempio a me la narrava mia madre da bambino per farmi ridere.
La riassumo per chi ci legge da fuori Agrigento (affidando alla pagina Wikipedia un primo spunto per incuriosirvi e spingervi a leggere la novella, che merita veramente di essere letta).
La riassumo nella maniera che mi è più cara, ovverosia nella versione che mi narrava mia madre.
Don Lollò acquista una poderosa giara per conservare l’olio della spremitura degli ulivi, che quell’anno grazie al suo sfruttamento dei contadini, sarebbe stato particolarmente abbondante.
Tuttavia la giara viene trovata rotta.
Don Lollò va a chiamare il più bravo conciabrocche del paese, un tale Zi’ Dima.
Questo Zi’ Dima, nella sua attività di conciabrocche, si vantava di avere inventato una colla così potente da potere mettere a nuova la giara di Don Lollò.
Tuttavia Don Lollò non si fida di Zi’ Dima ed insiste che l’artigiano debba anche dare dei punti metallici all’orcio.
Ne nasce un battibecco che vede Zi’ Dima entrare nella giara per la necessità di mettere i punti; tuttavia, alla fine dell’opera, questi non riesce più ad uscire dal panciuto vaso.
A questo punto è magistrale, nella novella, il litigio tra i due, litigio dove Zi’ Dima vuole uscire e Don Lollò vuole pagata per intero la giara che dovrà rompere per accontentarlo.
Devo essere onesto, mia madre sorvolava sulla figura dell’avvocato (credo un poco sinistra nella visione pirandelliana) ed arrivava direttamente al fatto che Don Lollò pagava Zi’ Dima e che quest’ultimo acquistava del pesce fritto e del vino per tutti i contadini, che ballavano e cantavano intorno alla giara, bevendo alla salute del conciabrocche e trascorrendo un’allegra serata.
Il proprietario della giara alla fine, indispettito, mollava un potente calcio al recipiente e questo, dopo un rotolare per una discesa, si rompeva e permetteva al conciabrocche di uscire tra le risate dei contadini.
Evidentemente Pirandello era un fino conoscitore dell’animo degli agrigentini.

Da sempre appassionato di tecnologia non ho mai smesso di credere nell’open-source e nella condivisione della conoscenza. Laureato in ingegneria civile per un errore di gioventù ed utilizzatore di Linux dal 1998 (la prima distrubuzione era una Slackware… e la prima non si scorda mai 🙂 )