Gli strumenti popolari siciliani oltre ad avere un valore storico, psicologico, magico-rituale e socio-culturale rappresentano una componente essenziale nell’esecuzione della musica popolare.
Il Pitrè ad esempio ne fa una menzione nei giochi fanciulleschi e per certe ricorrenze religiose.
Qualche notizia più certa ci viene fornita dalla studiosa catanese Carmelina Naselli, che parlò nel 1949, di strumenti da suono della musica siciliana.
Molte però sono le testimonianze che si possono trovare in demologia (studio della cultura popolare) del secolo scorso o nei resoconti dei viaggiatori stranieri in Sicilia, nel Settecento o nell’Ottocento che ci parlano della presenza di strumenti musicali popolari.
Tratteremo oggi uno degli strumenti a fiato più usati e più famosi nel territorio siciliano: u friscalettu. In particolare parleremo della sua costruzione e della sua esecuzione insieme a Lillo Russo, componente e “friscalittaru” dell’associazione culturale Gergent di Agrigento.
Lillo Russo, friscalittaru del Gruppo folklorico Gergent dal 1999, cosa ci sai dire in merito alla nascita e all’uso che se ne faceva anticamente?
Il friscalettu comunemente detto, è uno strumento a fiato che ha origine nell’antica Grecia e che veniva impiegato, soprattutto in occasioni di festa o per scandire i ritmi sfrenati di lavoro e dunque consentire un certo sollievo ai pastori, desiderosi di allietare ed alleviare l’animo, dalle fatiche usuranti del lavoro contadino. Solamente a partire dagli anni 20’ e 30’ del secolo scorso, il friscaletto perse la sua valenza bucolica e venne introdotto, grazie all’ottima qualità timbrica e alla sua versatilità nella pratica strumentale tradizionale locale, affiancato al tamburello, alla chitarra e alla fisarmonica, nelle orchestrine come strumento da ballo in contesti festivi.
Invece per quanto concerne il suo utilizzo, ci sono particolari tecniche di esecuzione per eseguire e far uscire il suono in modo limpido e naturale?
Si, infatti, come qualsiasi altro strumento musicale, per suonare il friscalettu, non bisogna soltanto assumere una posizione corretta, ma avere soprattutto come si usa dire nel gergo musicale “orecchio” e ovviamente molto tempo da dedicare all’esercizio quotidiano. Il suonatore per far sì, che il suono risulti limpido, dovrà prima di tutto stare alzato, con il torace ben dritto e le braccia ed i gomiti leggermente aperti, in modo che i polmoni si riempiano di ossigeno, indispensabile per emettere il giusto suono. Lo strumento, poi, dovrà essere parallelo al pavimento ed ortogonale alla bocca. Invece per quanto concerne l’esecuzione, le dita della mano sinistra andranno a chiudere sia i fori presenti sul lato posteriore che quelli posti anteriormente, in prossimità del becco, mentre la mano destra chiuderà i restanti fori, ossia quelli posizionati più in basso. Come dicevamo, ci sono specifiche prassi da rispettare per ottenere un suono pulito e non stridulo, come ad esempio, conferire poca pressione al fiato soprattutto per le note iniziali, mentre digitando i fori più alti si dovrà immettere più aria facendo attenzione a non fischiare. L’esperienza naturalmente fa da padrone, però con costanza e dedizione qualsiasi persona potrà ottenere ottimi risultati.
Tu oltre a suonare il friscalettu, ne sei anche un abile costruttore, infatti selezioni direttamente all’origine la materia prima che ti serve per poi “plasmarla”, puoi spiegarci meglio, per sommi capi, le fasi principali?
Per prima cosa bisogna individuare un canneto che non sia troppo vicino a fonti d’acqua, fiumi o laghi. Più “siccagna” è la zona e più le fibre della canna sono compatte e legnose. Le zone umide, infatti, rendono le fibre meno robuste e dopo la stagionatura la canna risulterà essere più morbida, paglierina, quindi non idonea per realizzare i friscaletti. Se poi a questo si aggiunge l’umidità del nostro fiato, o l’eccessiva saliva per i più inesperti, il tutto risulterà non idoneo ad una perfetta realizzazione, perché andrà a compromettere nel tempo lo strumento. Quindi essendo a conoscenza che il legno è un materiale vivo, è opportuno prendere prima le dovute precauzioni. Dopo aver raccolto le canne, quindi, le stesse vengono lasciate stagionare per almeno due anni (più la stagionatura è lunga e meglio è), quindi sarà poi possibile iniziare la loro lavorazione. Le successive fasi di lavoro consistono nell’individuare il cannolo da lavorare, prendere le misure e tagliarlo, facendo molta attenzione a lasciare da una parte il nodo e dall’altra l’estremità aperta, dove poi si andrà a inserire la “zeppa” (il tappo). Generalmente per un friscalettu in DO o anche in SI, la lunghezza del cannolo non deve essere minore di circa 20cm. Per tagliare i segmenti di canna, dobbiamo prendere una distanza di circa 3cm dal nodo, lasciando il germoglio dalla parte in cui verrà il friscalettu. Il nodo che abbiamo lasciato in tutte le parti terminali dei segmenti, costituirà la cosiddetta “culazza” che avrà diversi compiti, quando infatti si recideranno le canne, è meglio sempre lasciare un po’ più di spazio su questa parte, perché utile per una futura operazione di accordatura. Il becco invece, inteso come forma dell’imboccatura dello strumento, è una questione puramente estetica o di comodità e non ne pregiudica le qualità sonore. In realtà un becco molto sottile e stretto è più comodo da tenere fra le labbra e quindi dà meno problemi per l’esecuzione dello staccato.
Il friscalettu oltre ad essere uno strumento fondamentale della tradizione musicale siciliana, e innanzitutto la tua grande passione, hai mai pensato di trasmettere la tua esperienza e le tue conoscenze in merito, ai più giovani?
Si hai detto bene, perché il friscalettu è innanzitutto la mia grande passione, ho iniziato a suonarlo all’età di circa 15 anni dopo averlo sentito suonare alla sagra del mandorlo in fiore del 1996, mi ha colpito subito per il suo particolare suono, allegro e vivace specchio riflesso della mia anima; per tali motivi capì subito che era lo strumento che avrei suonato per tutta la vita. Venendo alla tua domanda, è già da due anni, che insieme all’associazione culturale Gergent, gruppo folkloristico di cui faccio parte, abbiamo intrapreso un vero e proprio corso di friscalettu per diffondere e inculcare ai ragazzi sempre più distanti dalle tradizioni popolari, l’amore per questo strumento in particolare, ma in generale per gli strumenti della tradizione siciliana. I ragazzi oggigiorno sono sempre più distanti dal mondo folk, e dalle tradizioni popolari perché affascinati da una realtà, che ahimè è sempre più snaturata e lontana dai veri e sani valori di un tempo. Per tali motivi, ho pensato che era necessario creare un ponte di collegamento idoneo ai nostri tempi, e quindi una mattina mentre lavoravo alla realizzazione del friscalettu pensai a realizzare un video dimostrativo sulle tecniche di realizzazione del friscalettu e inserirlo su youtube. Le visualizzazioni sono state moltissime, chissà se qualcuno tra questi non sia oggi diventato un abile costruttore e un appassionato suonatore di friscalettu. Me lo auguro!
Nata ad Agrigento il 10 ottobre 1991. Ha frequentato il Liceo scientifico E. Majorana di Agrigento; ha conseguito la Laurea triennale in Lettere moderne presso Università degli studi di Palermo; sta conseguendo la laurea magistrale in Filologia moderna ed Italianistica presso Università degli studi di Palermo. Componente dell’Associazione Culturale Gergent dal 2001, promoter della pagina Facebook ed Instagram del gruppo folkloristico Gergent di Agrigento.