Siciliano Sono Band: Un Pop Adrenalinico Dai Ritmi Siciliani

I “Siciliano Sono” rappresentano una delle realtà musicali emergenti di maggiore spicco.

La band è nata ad Agrigento nel 2009 da un’idea del cantautore Biagio Marino.

La loro carriera inizia in giro per la Sicilia, dove esce nell’estate del 2012 il loro primo disco intitolato “Siroko”, cioè Scirocco.

L’album riscuote subito grande apprezzamento di pubblico e critica.

Nel 2015, invece, la band intraprende un nuovo progetto dal titolo “Mundo Malo”, in cui sono anche presenti quattro tracce in lingua spagnola.

Ne segue il “Mundo Malo Tour” che vanta all’attivo più di cinquanta concerti in Italia e in Europa.

La loro musica si distingue per essere un pop adrenalinico con ritmi latini e tropicali combinati a quelli più tradizionali del Sud Italia.

Lo spettacolo che sanno offrire al pubblico è incalzante, divertente e ballabile.

Abbiamo chiesto loro di rispondere alle nostre domande in modo da farci sapere qualcosa di più della loro band.

Senza dubbio l’essere siciliani influenza tantissimo la vostra musica. Cosa in particolare vi ispira della Sicilia?

Dalla Sicilia veniamo ispirati sia dalle cose positive che negative. Attraverso la musica raccontiamo la visione del mondo del siciliano.

Com’è nato lo stile particolare che caratterizza la vostra musica?

Nasce attraverso un mix di diversi elementi stilistici. I nostri punti di riferimento sono stati sempre all’estero, continuiamo ad essere siciliani anche in questo, assorbendo continue influenze altre che scaturiscono poi in una musica semplice e immediata. Ci rivolgiamo al popolo, alla gente comune e non ai critici musicali.

Il vostro primo disco, che richiama suoni, culture ed essenze diverse che si mescolano, si intitola “Siroko” cioè Scirocco. Indubbiamente si tratta di un forte richiamo alla Sicilia, ma perché avete scelto proprio questa parola per il vostro primo album?

Scirocco è un vento caldo che avvolge il mediterraneo e la Sicilia. Quello che viviamo quando c’è lo scirocco è quello di stare “immobili” perché altrimenti suderemo di più muovendoci. Ecco quel momento in cui ti fermi per non sudare ti dà la possibilità di “ragionare” (anche se grondi di sudore) di lamentarti su come si evolvono i fatti di vita quotidiana, imprechi contro chiunque per le cose che vanno male, ma nonostante ciò rimani lì fermo per paura di muoverti e non puoi che rassegnarti e sperare.
Siroko racconta l’incanto per le bellezze della nostra terra, le azioni e le mancate azioni del siciliano nei confronti della sua terra.

Perché avete scelto di inserire nel vostro progetto “Mundo Malo” quattro tracce in lingua spagnola?

Lo spagnolo è una delle lingue più parlate al mondo e la cultura siciliana è stata fortemente dominata storicamente dalla presenza iberica nell’isola. Ciò ha influenzato anche l’evoluzione del dialetto siciliano che risente del periodo spagnolo. Inoltre la cultura musicale spagnola, a differenza di quella italiana, si apre maggiormente alle nostre esigenze stilistico-musicali e questo ci permette di affacciarci ad un mercato musicale più eterogeneo.

Vi aspettavate tanto successo pur partendo da una piccola realtà come Agrigento?

Lavoriamo per quello, non conta tanto il fatto della realtà piccola, ci aiuta indubbiamente a mantenere i piedi per terra. Il nostro lavoro è orientato ad un raggiungimento di un successo più alto. Però sai la musica poi tocca confini a te impensabili…

Quali difficoltà avete dovuto superare per potervi fare conoscere anche all’estero?

Le difficoltà primarie sono prevalentemente economiche. Investire all’estero per una band come la nostra significa andare incontro a delle spese che riguardano prevalentemente le attività organizzative, gestionali e strategiche. Ciò che siamo è sia merito della nostra qualità dello spettacolo musicale, che curiamo puntigliosamente in ogni parte, ma anche dal lavoro dietro le quinte che molti non vedono.

Quali sono i messaggi principali che volete portare con le vostre canzoni?

Le canzoni che fin ora ho scritto e composto insieme alla mia band rivolgono lo sguardo prevalentemente alla quotidianità, ad una realtà sociale in cui poi alla fine si rivede ogni persona. E così che le mie storie sono le storie di tutti. Tutto diventa universale. Facciamo quello che dobbiamo fare: musica con il cuore.

Durante il Mandorlo in Fiore di quest’anno vi siete esibiti in piazza Cavour.

D’altronde quale migliore connubio se non l’incontro tra i ritmi incalzanti della tradizione del Sud Italia e della Word Music, combinati a contaminazioni sonore gitane, che caratterizza la vostra musica e il Festival Internazionale del Folklore.

Quale particolare ricordo legato a quell’evento vi è rimasto?

Indubbiamente il più bel ricordo e inaspettato è stato quello di aver visto un’intera piazza che cantava le nostre canzoni e si divertiva. La nostra Fiesta Total ha colpito nel segno. Il nostro pubblico in quell’occasione ha dimostrato di avere una cultura musicale pari a pubblici ben più blasonati, un pubblico eterogeneo e al pari di un festival in Europa.

In che modo la musica può, a vostro parere, favorire la fratellanza e la solidarietà tra i popoli?

La musica non ha mai creato rivalità fra i popoli, è un’arte che fa dell’unione la sua forza. Le note musicali sono 7 ma attraverso queste puoi creare infinite melodie. Alcune si assomiglieranno tra loro, ma è solo una percezione. In questo senso, attraverso le stesse note puoi unire e stare in armonia con il mondo. Un finito che produce un infinito. La musica è l’unica lingua universale.

E ora un’ultima domanda. Quali sono i vostri prossimi progetti musicali?

Abbiamo appena concluso una tournée in giro fra le più belle piazze di ogni provincia della Sicilia e non; subito dopo ci siamo messi a lavoro a perfezionare il nostro spettacolo grazie all’aiuto di Adrià Salas Viñallonga cantante de La Pegatina, band di Barcellona molto famosa in spagna.

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