Quartet Folk: restauro di musica tradizionale

Il gruppo dei Quartet Folk nasce nel luglio del 2014 dalla collaborazione fra Antonio Cannella (chitarra, fiati e voce), Dario Mantese (mandolino fiato e voce), Gerlando Barbadoro (percussioni e voce), Francesco Carnabuci (fisarmonica e voce) e nonostante sia ancora in lavorazione il loro primo disco, hanno già alle spalle diversi premi e onorificenze.

I Quartet Folk, radicati in Sicilia, ad Agrigento terra natia dei componenti, portano avanti quel meraviglioso progetto di rendere noto e tramandare il suono e le poesie della musica popolare siciliana, arricchendole dei loro studi con nuove colorature interpretative grazie a piccole varianti strumentali.

Abbiamo voluto chiedere a questi “ambasciatori” delle tradizioni canore siciliane quale cosa in più in merito al loro progetto musicale:

 

Quartet Folk, quartet perché siete 4, ma spiegateci cosa vuol dire per voi Folk e come mai questa scelta e non una più Pop, a chi dei 4 è venuta in mente?

A dire il vero abbiamo riflettuto insieme sul nome da acquisire e per prima cosa siamo partiti dalla parola “Folk“perché, a differenza di molti coetanei nostri, abbiamo sin da piccoli portato la musica popolare nel cuore e continueremo a farlo. Alla tradizione del Folk abbiamo voluto abbinare un’altra parola “moderna” come manifesto della nostra musica: la musica tradizionale rivisitata in chiave moderna, e da qui la scelta congiunta di “Quartet“.

 

Nel vostro percorso c’è una bellissima esperienza, con uno scambio interculturale con la Harding University, dell’Arkansas, America. Come siete arrivati all’Università americana e cosa vi portate dietro da questa esperienza?

Abbiamo iniziato a suonare per gli studenti della Harding giá qualche anno fa, prima ancora di unirci sotto il nome di Quartet Folk. L’università americana porta periodicamente i propri studenti in visita nella nostra Agrigento e per 2/3 giorni rimangono in cittá per scoprirne ed ammirarne le meraviglie che essa possiede. In questo breve periodo una serata è dedicata alla conoscenza delle tradizioni popolari e, presso il centro culturale Funduk, ci esibiamo alla presenza di 50/60 studenti.

Non siamo certo nuovi ad esibizioni per gruppi di turisti ma certamente la possibilità di suonare per dei coetanei e vedere che gli stessi, pur non capendo quasi un accidenti di quello che cantiamo, si divertono ed apprezzano il nostro lavoro, ci riempie d’orgoglio e ci spinge a fare sempre meglio.

 

Tanti altri successi come il festival del gelato di palermo, l’artigianato in Fiera, e la Sagra del mandorlo, quali fra questi vi ha dato più energia per continuare a produrre e quale vi ha emozionato di più?

Mandorlo in Fiore, Sherbet e Artigianato in Fiera: stiamo parlando di 3 grandi eventi di significativa rilevanza. La Sagra del Mandorlo in Fiore ci ha visto crescere prima come persone e poi come artisti, ma le grandi emozioni vissute in quel di Milano e Palermo non possono avere paragoni.

Crediamo che questo sia dovuto al fatto che quando ti esibisci a casa, poche e sterili possono essere le critiche, perché sei circondato da parenti ed amici che per tanti motivi si congratulano con te. Invece quando ti ritrovi in contesti molto più grandi come appunto le cittá di Milano e Palermo, dove non conosci nessuno, vedere che il tuo lavoro é molto apprezzato e valorizzato, é davvero una grande soddisfazione.

 

Abbiamo letto che state lavorando sul nuovo e primo disco dei Quartet Folk ci volete dare qualche anticipazione?

Stiamo lavorando a questo nostro primo vero progetto, un album intitolato “Pruvulazzu”, dove oltre a dei brani inediti stiamo “rispolverando” dei brani realizzati da grandi artisti del panorama musicale siciliano rimasti per troppo tempo chiusi in cassetto.

 

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