Ospitalità, un principio caro a Zeus ed agli Agrigentini

Andrea Appiani (circle) Jupiter und Merkur bei Philemon und BaucisTra le qualità possedute dagli agrigentini senza dubbio una delle più note è l’ospitalità.

Il calore verso chi proviene da altri posti accomuna tutti i siciliani, ma gli agrigentini nell’aprire le porte di casa agli ospiti sono davvero straordinari.

La premura con cui ogni “giurgintano” si prodiga ad aiutare chi è nuovo del posto è notevole già dalla cura con cui ci si mette a disposizione quando si incontra qualcuno che è in cerca di una via o di un albergo; ecco che subito vedi l’agrigentino cercare di farsi capire dallo straniero di turno, improvvisando un inglese scolastico e forse un po’ gesticolato.

Che tu sia un turista italiano o straniero non resterai mai senza l’informazione desiderata perché troverai sempre una persona premurosa pronta a donarti la sua ospitalità fino al punto di accompagnarti all’ingresso del posto desiderato.

Un altro esempio di ospitalità è possibile ritrovarlo nella cura con cui gli agrigentini sono soliti mettere a disposizione le proprie case agli ospiti, anche se si tratta di persone con le quali non si hanno stretti rapporti di amicizia o parentela.

Si parte dai cibi gustosi e abbondanti, preparati secondo le tipiche ricette locali, fino ad arrivare alle profumatissime lenzuola, che odorano di bucato, messe a disposizione dai padroni di casa.

Gli agrigentini hanno fatto loro il principio dell’ospitalità caro a Zeus, noto anche grazie al mito di Filemone e Bauci, narrato nelle “Metamorfosi” di Ovidio.

Si narra che Zeus, sceso sulla terra insieme al figlio Ermes con l’aspetto di poveri mortali, si vide rifiutato dagli abitanti del luogo. Soltanto due anziani coniugi, Filemone e Bauci, che vivevano in una misera casa, diedero loro generosa accoglienza, mettendo a disposizione tutto quello che avevano.

Zeus, riacquistato insieme al figlio l’aspetto da divinità, punì gli abitanti della città, colpevoli di non avere onorato il principio dell’ospitalità, sommergendo tutto con le acque.

Ma Zeus salvò i due coniugi e trasformò la vecchia capanna in un tempio.

Inoltre concesse loro di morire nello stesso momento per non vedere la morte dell’altro coniuge; alla loro morte Filemone fu trasformato in quercia e Bauci in tiglio.

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