Negli anni si sono susseguiti nuovi cambi generazionali che hanno sempre mantenuto il rispetto per la musica tradizionale siciliana riproponendola in nuove versioni come Roy Paci con “Malarazza”, uno dei successi di Modugno.
Siciliani di eccellenza sono anche i “grandi nuovi” che mantengono la tradizione del bel canto come Franco Battiato e la sua delicatissima “Stranizza d’amuri”, un giro armonico sulle note dell’eneagramma o la famosa cantantessa Carmen Consoli con “Focu de raggia” (feat Goran Bregovic) a ricordo anche delle nostre miste origini.
Richiamati quelli che sono i grandi ambasciatori della Sicilia e della sua evoluzione c’è da dire che di gruppi siciliani minori ve ne sono molti, quasi tutti giovani e di ogni parte della Sicilia.
Non si possono citare tutti ma la nostra playlist personale ne prevede 5 che si caratterizzano per testi e sonorità particolarmente legati a questa nostra terra.
Questi gruppi sono spesso accusati di non riuscire a “sfondare” per l’eccessivo legame alla Sicilia, che li rende poco nazionali, ma loro non demordono, perché è da questa terra che traggono l’ispirazione.
Impossibile non citare Ipercussonici, band catanese fondata nel 2002 dall’incontro di musicisti influenzati anche da esperienze in Africa e Oceania.
Le loro sonorità sono molto miste e prevale fra i diversi strumenti il marranzano, con le quali si ottengono dei suoni elettronici pari a quelli dei sintetizzatori.
Tanti sono i loro successi che li hanno portati in giro in tournée internazionali citiamo “Quannu moru, faciti ca nun moru”, una canzone di denuncia contro la mafia dedicata a Rosa Balistreri.
I Kunsertu, fondati a Messina nel 1989, famosi a livello italiano, con una musica che è sapiente unione della Sicilia e del Maghreb, ma con influssi provenienti da tutta l’Africa.
I testi affrontano spesso tematiche legate all’attualità, dalle stragi nei campi profughi palestinesi al dramma dell’immigrazione, senza dimenticare la natura romantica che li ha portati al successo con la loro “Mokarta”.
Tornado alla vera tradizione ci preme citare i Mas-Nada e I Beddi.
I primi si formano nel 1994 a Modica e compongono in siciliano con un percorso di ricerca, facendo loro le tradizioni sia del loro luogo natio che della Sicilia in generale, mischiando la loro musica con il vicino Nord Africa.
Fra i loro brani “Chistu nunn’è u pararìsu”, è la storia dell’incanto del mondo visto con gli occhi di un bambino e della sua disillusione sul mondo.
I Beddi, nome completo “I Beddi musicanti di Sicilia”, invece sono un gruppo del catanese che vede la nascita del loro esistere nel 2010, e appartiene a quel genere musicale completamente rinnovato del Siciliy Unconventional Folk; il folk de I Beddi è infatti contaminato oltre che da musiche di altre regioni del mondo anche da generi musicali moderni.
Fra i diversi successi vi facciamo ascoltare “L’Armata dei Pupi Siciliani” un riassunto della storia siciliana contemporanea che parla della voglia di non essere pupi e marionette, ma rivoluzionari.
Una menzione speciale va a Lello Analfino e ai Tinturia, gruppo agrigentino nato musicalmente nel 1999, raggiunge la consacrazione con l’interpretazione della colonna sonora di un famoso film di Ficarra e Picone “Andiamo a quel paese”, che con la sua “Cocciu d’amuri” ha raggiunto in 3 giorni un pubblico stimato in oltre 3 milioni di persone.
Resta indimenticabile anche la sua interpretazione di “Nicuzza”, dell’autore di Franco Finistrella, che la dedicò a sua moglie.
Dura a morire è dunque la voglia di parlare di Sicilia per i suoi cantautori e musicisti, e come del resto non farsi incantare e trarre ispirazione, seppur in questo rapporto di odio e amore, per questa terra?
Scrivere e vivere di cibo, di Sicilia, di arte, di libri e di emozioni. Scrivere per condividere le passioni che da 34 anni mi porto addosso.