Festa Del Mandorlo In Fiore 2018 E Patrimonio Immateriale Unesco, Un Binomio Vincente

La Festa del Mandorlo in Fiore 2018 si avvicina e già molti iniziano a porsi varie domande su come verrà strutturata questa nuova edizione, quali saranno i gruppi locali, nazionali e internazionali partecipanti, quali le location effettivamente coinvolte e cosa si cercherà di valorizzare, in modo particolare, rispetto all’edizione passata.

Nello specifico, una domanda intelligente potrebbe essere quella riguardante la possibile scelta di puntare, come già è stato fatto quest’anno, o meno sulla valorizzazione di ciò che fa parte del patrimonio immateriale dell’Unesco.

Infatti, l’Unesco, oltre a tutelare i siti patrimonio dell’umanità che rappresentano cose tangibili, ha inserito in un apposito elenco i patrimoni orali e immateriali dell’umanità che sono espressioni della cultura immateriale del mondo, quindi le antiche tradizioni che spesso sono tramandate oralmente nel corso delle generazioni.

A tal proposito, già nel 2003 è stata approvata dall’Unesco una convenzione, ratificata in Italia nel 2005, che nasce dalla consapevolezza che le forme immateriali della cultura radicate nella storia e nel tessuto sociale dei Paesi sono risorse fondamentali di identità e diversità culturale.

Al pari dei siti culturali e naturali, esse vanno preservate e tutelate come patrimonio universale e trasmesse come parte viva del passato alle generazioni che verranno.

Questa convenzione ha esteso notevolmente il concetto di “patrimonio” e ha rappresentato un completamento di ciò che era stato già affermato nel 1972 sul Patrimonio Culturale e Naturale e poi nel 1989 con la Raccomandazione sulla Salvaguardia della Cultura Tradizionale e del Folklore che identificava all’art. 1 “la diversità con l’unicità e la pluralità delle identità dei gruppi e delle società che costituiscono l’umanità; come fonte di scambio, di innovazione e creatività, la diversità culturale è necessaria per l’umanità quanto la biodiversità per la natura”.

L’Unesco, quindi, è già da tempo sensibile al tema della conservazione dei capolavori immateriali rappresentati da antichi saperi, manifatture e tradizioni che non hanno una codificazione scritta ma solo una diffusione orale.

La Festa del Mandorlo in Fiore 2018 potrebbe, dunque, rappresentare un’occasione di salvaguardia e sponsorizzazione del patrimonio immateriale dell’Unesco.

Nel corso dell’edizione passata si erano organizzati diversi laboratori, come quello riguardante la dieta mediterranea, la cui iscrizione nella lista dei patrimoni risale al 2013, la metodologia di coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria, iscritta nel 2014, la tradizione dei pupi in Slovacchia, iscritta nel 2016, e l’opera dei pupi siciliani, iscritta nel 2008. Tra le rappresentazioni, invece, si era pensato di dare spazio alle torri umane della Spagna, iscritte nel 2010, chiamate “castells” e costruite da membri di gruppi amatoriali, in piedi sulle spalle l’uno dell’altro, all’arte drammatica rituale iraniana di Ta’zìye, iscritta nel 2010, che racconta eventi religiosi e storici attraverso la musica e il movimento, a quella indiana di Mudiyettu con la danza rituale di Kerala, inscritta nel 2010, basata sul racconto mitologico di una battaglia tra la dea Kali e il demone Darika, al Canto a Tenores, sviluppato nell’ambito della cultura pastorale della Sardegna e iscritto nel 2008, all’Ariang, canzone popolare della Repubblica popolare democratica di Corea, iscritta nel 2014, e alla musica del villaggio di Terchovà in Slovacchia, iscritta nel 2013, che è una musica vocale e strumentale collettiva eseguita da cinque membri di ensemble d’archi.

Ci auguriamo che anche per la Festa del Mandorlo in Fiore 2018 si decida di scegliere e di valorizzare tutto ciò che fa parte del patrimonio immateriale dell’Unesco, ottenendo in tal modo un binomio vincente e proseguendo così in un’ottica di qualità che fa tanto bene sia alla manifestazione in sé sia all’immagine turistica e culturale che Agrigento dovrebbe avere, in modo incondizionato, sempre.

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