Influenze artistiche culturali della Sicilia: Agrigento città della “memoria” nella festa del “Mandorlo in Fiore”.
Agrigento diventa la città della “memoria” nel periodo della festa del Mandorlo in Fiore.
Memoria poiché essa stessa unisce in sé tradizioni storiche culturali proprio di quei gruppi stranieri accolti nel nostro territorio, nel quale ogni siciliano riacquista le proprie radici.
I loro costumi, le danze e le loro musiche non sembrano poi tanto dissimili dalla nostra cultura, questo avviene perché Agrigento, come tutta la Sicilia è ricca di una storia multiculturale.
Lo stesso Pirandello nei confronti di Agrigento, sintetizzava:
«L’Akragas dei Greci, l’Agrigentum dei Romani, eran finiti nella Kerkent dei Musulmani e i marchio degli arabi era rimasto indelebile negli animi e nei costumi della gente. Accidia taciturna, diffidenza ombrosa e gelosia».
Lo stesso Ràbato offre, infatti, ancora oggi un affascinante viaggio tra storia e architettura nei cubicoli dei villaggi magrebini del IX secolo segnati dalla storia arabo-berbera del vecchio colle di Girgenti.
Sicuramente uno dei passaggi più importanti che contraddistingue la storia di Agrigento e della Sicilia è la venuta dei Greci.
A tal proposito Gioacchino Di Marzo, tra i primi e più grandi studiosi ottocenteschi dell’arte siciliana, testimonia come la bellezza greca entra a far parte in Sicilia attraverso un complesso sistema socio-culturale: «La Sicilia trasformò l’immensità del carattere egiziano o etrusco nel sentimento della bellezza che fu propria della Grecia, con un suo carattere nazionale, invariabile, null’altro che siciliano».
Ed è proprio in questo “sentimento di bellezza”, esaltato dal Di Marzo, che nei Templi Greci agrigentini s’inaugura con l’accensione della “fiaccola dell’amicizia” l’incontro con le varie culture del mondo, le stesse che fanno della Sicilia e Agrigento la più “bella città dei mortali”.
La Giordania, l’Albania e la Turchia, per citare alcuni dei gruppi partecipanti alla nuova edizione del Mandorlo in Fiore, troveranno nella nostra terra la loro terra, nella nostra storia la loro storia, nella nostra arte la loro arte, nella nostra lingua la loro lingua.
Le Tracce d’Oriente volendo citare il titolo di un importante volume d’arte (Tracce d’Oriente, a cura di M.C. Di Natale, Palermo 2007) sono costantemente presenti nel nostro territorio, un esempio distintivo è Piana degli Albanesi (PA), il centro più importante degli albanesi di Sicilia, fondato nel XV secolo da un gruppo di Albanesi in fuga dalla loro città a causa dell’invasione turca ottomana che minacciava la cristianità nei territori balcanici.
Questo paese, tutela ancora oggi la memoria storico-culturale della madre patria, in peculiarità etniche, linguistiche, culturali, e religiose.
I loro costumi sono uno dei segni più evidenti della diversità culturale degli Arbëreshe.
Antonino Buttitta in merito scrive:
«la persistenza dell’uso del costume e quindi la sua conservazione è un fatto di attardamento ed insieme affermazione di orgoglio e di valori locali».
Ed è così che il costume diventa il principale mezzo di comunicazione di una cultura, e la contaminazione delle varie culture (siciliana e albanese) trova la sua più alta espressione artistica, ad esempio, nel dipinto del pittore Ettore De Maria Bergler, allievo di Francesco Lo Jacono, raffigurante “Donna di Sicilia in costume di Piana degli Albanesi” o ancora nell’opera di Andrea d’Antoni, abile pittore dell’ottocento siciliano che si raffigura in costume di esule albanese, in un opera di collezione privata di Palermo.
In Sicilia sono presenti altri tre paesi di origine albanese: Contessa Entellina, Palazzo Adriano e Mezzojuso ma Piana degli Albanesi si presenta come la più nota delle comunità albanesi di Sicilia, per il mantenimento delle proprie radici di fondazione che vede nel costume arbëreshe, la creatività culturale riflessa nelle accese policromie dei tessuti preziosi riccamente ricamati in oro e argento.
Queste influenze artistiche sono evidenti in ogni forma culturale della Sicilia e di Agrigento, anche gli Spagnoli per citare un altro gruppo partecipante alla nuova edizione del Mandorlo in fiore, lasciarono notevoli influenze artistiche in gioielli, tessuti, pitture e architetture.
In questo sincretismo culturale, fatto di continue influenze, mi trovo a essere d’accordo con Gioacchino Di Marzo in cui vede nell’arte siciliana un segno artistico autentico frutto, come afferma Luigi Russo, “fra arti e vita sociale”.
Se solo avessimo più cura per la nostra storia e le nostre tradizioni capiremo che…
“Dove vien meno l’interesse, vien meno anche la memoria”
(Goethe)
…e viene anche meno la memoria di ciò che rappresenta Il Mandorlo in Fiore.
Testi:
- Gioacchino di Marzo e la Critica d’Arte nell’Ottocento in Italia, a cura di S. La Barbera. Palermo 2004
- Tracce d’Oriente. La tradizione liturgica greco-albanese e quella latina in Sicilia, a cura di M.C. Di Natale, Palermo 2007
Doresita Marino, nata ad Agrigento il 02/03/1988, è una studiosa e ricercatrice nel campo storico-artistico. Laureata in Storia dell’Arte con il massimo dei voti, si è sempre contraddistinta per la sua inclinazione alla ricerca e alla valorizzazione del patrimonio storico-artistico locale.