Il Viale della Vittoria, o meglio la Passeggiata, come gli Agrigentini familiarmente da sempre chiamano l’unico viale alberato della città, compie un secolo e mezzo.
Il taglio della Rupe Atenea e i riempimenti eseguiti per realizzarlo impegnarono per alcuni anni innanzitutto il sedicesimo reggimento fanteria borbonico di Girgenti a partire dal 1849, dopo che si erano spenti i moti rivoluzionari e grande era la fame di lavoro nel capoluogo.
I lavori erano diretti dall’aiutante di campo di quel reggimento, Diego Sartorio.
Venne innalzato anche il muro che tuttora limita la strada sottostante e nello stesso tempo si procedette alla realizzazione delle opere necessarie per ricavare l’emiciclo che oggi denominiamo Piazza Cavour, perché pochi anni dopo la morte dell’insigne statista vi venne posto un suo marmoreo mezzo busto, che però negli anni Cinquanta è stato tolto poiché i ragazzi, fionda alla mano, prendevano di mira soprattutto il naso.
Lo storico Giuseppe Picone in una guida di Girgenti del 1882 descrive la Passeggiata come “un delizioso terrazzo, cinto da un lato da una ringhiera di ferro, e dall’altro da due lunghe fila di alberi, nel quale si gode il grande spettacolo dei nostri campi, limitati dalla zona del mare, ed ove la folla accorre alle sere estive ad allietarsi delle armonie musicali, che s’intonano in un grande emiciclo “.
Difatti già al tempo dei Borboni le bande militari eseguivano spettacoli almeno una volta la settimana e il pubblico poteva prendere posto anche nei numerosi sedili di marmo posti ai lati della piazza.
Qualche anno dopo, poco più innanzi, rispetto all’emiciclo Cavour, il Viale si arricchiva di una villetta pubblica. Venne costruito infatti il Parco delle Rimembranze, da qualche decennio ribattezzato Villa Bonfiglio.
Qui il 24 giugno 1923, dinanzi a diecimila persone e alla presenza di Sua Altezza Reale Filiberto di Savoia e del ministro dell’Istruzione Giovanni Gentile, venne inaugurato il monumento di Mario Rutelli che ricorda i 500 agrigentini caduti nella prima guerra mondiale.
Quattro anni dopo apriva i battenti nel Passeggio Cavour, come intanto si cominciò a chiamare il Viale, il Grand Hotel et Agrigentum, oggi sede dell’Intendenza di Finanza, che ebbe tra i suoi illustri ospiti Re Gustavo di Svezia, i Florio e tanta nobiltà siciliana.
Disponeva di ben 120 posti letto e dalla sua terrazza si poteva godere della vista della splendida Valle agrigentina e del mare.
Erano gli anni in cui il Viale era frequentato soprattutto da molti compassati signori con l’ombrello grigio da sole, paglietta dura e giacca di alpagà, il bastoncino da passeggio o le mani dietro la schiena e un furtivo sguardo verso le signorine che passeggiavano.
Al tramonto spesso vi sciamavano “i parrineddri”, cioè i seminaristi, che qui venivano a fare la loro passeggiata accompagnati dagli assistenti e talvolta erano soggetti ai lazzi che impertinenti ragazzi in borghese organizzavano ai loro danni.
La domenica si potevano vedere invece in fila le orfanelle del boccone del povero che speravano nella carità di qualche dama per gustare almeno in quel giorno di festa un cono o una pasta.
Per molti giovani c’era invece il bigliardo del Caffè della Vittoria, che costituiva quasi una sorta di quartiere generale dove si trascorrevano pomeriggi interi parlando della squadra di calcio, dei professori terribili, delle avventure d’amore iniziate magari con un incontro al viale e conclusasi talvolta con qualche “fuitina”.
Prof. Elio Di Bella, docente di storia e filosofia, cronista del giornale di sicilia ed editore del giornale web www.agrigentoierieoggi.it